Quando finisce un amore si viene scaraventati nella terra del dopo. Quel luogo dove non c’è più niente di quello che c’era prima e bisogna ricostruire tutto. Anche sé stessi e le parti psichiche nate con l’altro e sopravvissute alla mancanza dell’altro.
Nella terra del dopo, tra le altre mancanze, bisogna fare i conti con la convalescenza erotica: con i sensi sedati e affamati. Con il vuoto. Con la mancanza. Con i ricordi. Con le tentazioni e le ricadute.
La mancanza investe tutto, ogni ambito e ogni transito verso il futuro.
Chi diventa ex cammina come
un equilibrista tra ieri e domani, nel tentativo di non cadere e farsi troppo male. Nel frattempo gli manca tutto e gli fa male tutto.
Le labbra turgide e avvolgenti della persona un tempo amata. La possibilità di perdersi dentro di lui, ascoltare la voce-carezza che conduce nelle terre dell’Altrove, nei luoghi inesplorati della psiche e del loro, unico, modo di stare insieme.
La convalescenza erotica è caratterizzata dai ricordi che come onde anomale straripano in ogni luogo del cuore, e quando vanno via, esattamente come la corrente di risacca, lasciano detriti e conchiglie.
Emozioni miste a sofferenza, che scuotono come un uragano estivo o un acquazzone tropicale.
Intense, atroci, insopportabili e difficilmente archiviabili.
La pelle reclama la sua dose di carezze quotidiane. Le labbra reclamano quelle labbra e quei baci. L’udito ha bisogno di quelle parole dolci e sensuali, di quella voce così rassicurante, di quel calore. I sensi sono deprivati di tutto mentre virano verso una cautelativa anestesia del sentire.
Per evitare ricadute, esattamente come per le altre convalescenze, bisogna stare attenti agli spifferi e aspettare che passi.
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