Quando trovo una coppia che funziona mi chiedo immediatamente dov’è il trucco.
Il trucco di solito c’è e si vede. Si vede in maniera chiara e incontrovertibile, per chi ha occhi per vedere e cuore per sentire.
Da una prima occhiata amatoriale, i partner funzionanti sembrano persone normali. Due persone che stanno insieme, che attraversano gli anni e le stagioni della vita senza troppi scossoni, forse un po’ annoiati o rassegnati, forse rassicurati.
(In un film che ho amato molto, “Lasciarsi un giorno a Roma”, il protagonista si interroga sugli amori longevi e dice, più o meno, che per stare tanto tempo con qualcuno bisogna amare tanto o avere tanta paura di rimanere da soli).
Tornando alle coppie con il trucco, quelle funzionanti o rassegnate, se indosso la lente d’ingrandimento del clinico e vado oltre un primo sguardo le vedo felici.
Per prima cosa mi accorgo che sono due individui, non una massa indifferenziata o una babele frutto dell’unione di due solitudini. Sono due individui, due partner, due individualità e anche due solitudini che in maniera rispettosa si fanno anche compagnia.
Un altro elemento saliente che fa parte del trucco è lo sguardo: queste due persone si guardano ancora.
Il Piccolo Principe si è chiesto se amare significasse guardarsi l’un l’altro o guardare nella stessa direzione; la clinica ci insegna che probabilmente bisogna fare entrambe le cose senza mai smarrire lo sguardo verso sé stessi. Guardare troppo il partner, per un tempo prolungato o infinito, stare in simbiosi con lui, alla lunga fa smarrire quell’aura di mistero e anche di desiderio. Non possiamo desiderare ciò che abbiamo perennemente sotto il naso, nel tempo, finiremmo per non vederlo più. Guardare in due direzioni completamente diverse, senza quel punto in comune che ogni tanto sparisce e ogni tanto ritorna, e che ricorda una sorta di navigazione condivisa, una meravigliosa rotta da tracciare di volta in volta col punto nave e con la carta di Mercatore, fa smarrire il progetto e di conseguenza mina la meta e la longevità del legame.
Un altro trucco più che visibile è il tatto, la pelle.
I partner che funzionano si toccano. Si sfiorano, si accarezzano con le parole e con le mani.
I trucchi, quindi, ci sono e si chiamano tatto, olfatto, labbra nelle labbra, rispetto, stima, ascolto e parole.
Sono coppie che sanno resistere al fascino inebriante dell’adulterio, dell’amante cronico o stagionale, dei compromessi e della scorciatoia per non affrontare il dolore chiamato separazione di cuore ma non di casa.
Esserci. Non serve altro per diventare coppia e per rimanerci a lungo.
Chi ha piacere di ricevere i miei scritti e video in e-mail, può iscriversi in maniera gratuita alla mia newsletter settimanale e al mio canale YouTube
2 Commenti. Nuovo commento
Cara Dott.ssa, grazie per gli spunti dì riflessione che offre a noi lettori “ignari” dì ciò che siamo e che attraverso le sue parole a volte comprendiamo e a volte ci confondiamo non avendo gli occhi per vedere. La mia coppia potrebbe definirsi longeva per la durata, 37 anni, ma da due stiamo attraversando una crisi profonda e non saprei dire se il trucco c’è ma non si vede. Stiamo resistendo al fascino dell’ adulterio e alla scorciatoia della separazione, ma siamo infelici e abbiamo tanta paura dì rimanere da soli e così ci facciamo compagnia in modo rispettoso ma silenzioso, guardandoci senza farsi accorgere e non sfiorandoci più.
“Esserci” non credo sia sufficiente per definirsi coppia anche se potremo rimanerci a lungo. Nel mio caso penso che il trucco non c’è.
Grazie sempre per l’ascolto.
Gentile Signora,
grazie per le Sue parole per il Suo commento. Anche se il trucco non c’è, si può imparare ad utilizzarlo, a escogitarlo, a inventarlo, e quando non ci si riesce da soli, si può chiedere aiuto a un professionista.
Se state insieme da ben 37 anni, non sarà soltanto la paura della solitudine che vi ha fatto rimanere coppia, ma ci sarà sicuramente tanto altro che probabilmente va rispolverato e reso lucido, come si fa con l’argenteria riposta nel cassetto.
Un caro saluto