Molte volte ci siamo sentiti invasi da parole inutili. Abbiamo sentito parole vuote scaraventate sulla nostra pelle. Parole che hanno fatto solo male alle nostre orecchie ma non hanno fatto bene al nostro cuore. Parole sterili, sempre uguali a sé stesse. Ridondanti e arroganti.
Parole senza parole: parole mute. Tremendamente silenziose.
A volte, avremmo avuto bisogno di altro, anche di un amorevole silenzio, di quello pieno dove poter abitare. Invece, le parole zitte sono le più abusate e inutili che ci siano.
Dopo una giornata di lavoro e fatiche ci piacerebbe parlare con un figlio, un compagno, una moglie, un marito, un genitore e sapere come sta il loro cuore. Come stanno davvero. Cosa li paventa o li cura. Quali sono i loro sogni e le loro trappole. Oltre la dittatura dell’istante, oltre la cena.
E invece, attorno alla tavola apparecchiata che ospita la cena, spesso si parla di nulla.
I pazienti che vedo in studio sono affamati d’amore e di parole. Cercano riparo dall’assordante cicaleccio del mondo nell’abbraccio rassicurante della terapia. Cercano sé stessi nel silenzio pieno e nelle parole nel silenzio. Quelle parole ricercate e mirate. Pensate solo per loro, che nascono grazie a loro, e a me con loro.
Quando ci innamoriamo, le parole fanno da Caronte: trasportano le emozioni da un mondo interno a un altro. Scegliamo con cura le parole da dire o da scrivere, e quelle da non dire. Per destare interesse, per interessare o incuriosire, per non eccedere, per mantenere quella giusta distanza anche lessicale dal mondo dell’altro. Per esserci anche nella distanza e per non peccare di un eccesso di protagonismo, egoismo o egocentrismo.
Purtroppo, a volte, ci sono anche le urla, quelle che fanno male a tutto: al corpo e al cuore. Quelle parole ad alto volume, offensive e aggressive, maltrattanti e inutili. Le parole urlate non servono a niente, si disperdono nell’aria, evaporano, perché obbligano il destinatario di così tanta incuria a difendersi non ascoltandole.
E poi, in fine, ci sono le parole nel silenzio. Quelle sussurrate all’orecchio della persona amata. Quelle scritte, pesate e pensate e consegnate all’eternità. Quelle che curano, che accarezzano, che parlano con dolcezza e fermezza. Ai figli, al partner, al paziente, ai lettori. Le parole che fanno innamorare, che si fanno legame e futuro, e che rimangono dentro a lungo e sempre.
Le parole che abbracciano.
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1 Commento. Nuovo commento
Da innamorata cronica delle parole avevo già trattato questo tema, da un’altra prospettiva.
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