Cresciamo con l’idea di dover fare tanto, di dover avere tanto, di accumulare, di possedere. Case, oggetti, persone, cose.
Di occupare tutti gli spazi, esterni e interni, perché, in fondo, abbiamo paura del buio e anche di accendere la luce. La vita scorre e i sintomi vengono a farci compagnia, ma noi corriamo e li ignoriamo. Talvolta li sediamo, ma loro fanno dei giri immensi e poi ritornano. Quando siamo fortunati rimaniamo a un passo dalla felicità, quando lo siamo di meno la sbirciamo con il binocolo, ma non facciamo niente per attuare un cambiamento o un aggiornamento.
Poi, d’un tratto, ci accorgiamo che tutto quello che abbiamo accumulato fa soltanto una gran confusione e ci distoglie dall’essenziale.
Dal buio che vuole diventare luce. Dal caos che aspira timidamente a diventare ordine. Dalle frequentazioni che si sfrondano per lasciare spazio agli affetti veri. Dalle app che si spopolano per fare posto alle persone, poche e care. Dal ronzio che si fa parola.
Cosi, inizi a togliere. A ordinare. A lasciare fuori da te e dal tuo mondo il superfluo, l’inutile, le cianfrusaglie, il caos. Tutto ciò che sembra dare, ma in realtà toglie.
Togli le cose ammonticchiate e inutilizzate. I soprammobili disseminati dappertutto che accumulano solo polvere. Gli abiti che non indossi più li doni, e come tutte le volte che che si dona ti scaldi il cuore. Togli dai tuoi pasti i cibi spazzatura che ti avvelenano e non ti consolano. Togli le cianfrusaglie sparpagliate per casa. Togli le persone che pascolano abusivamente nel tuo cuore, e togli il cuore dalla mancanza d’amore.
Depotenzi il passato con le sue armi di seduzione, lo togli dal tuo presente e dai spazio al futuro, a tutto quello che ancora può succedere.
I troppi e soliti si si fanno no. La troppa disponibilità si fa scelta. L’accondiscendenza si fa disobbedienza. La luce riflessa si fa propria.
Adesso, osservi compiaciuto lo spazio vuoto, e senti un brivido sulla schiena di ritrovato benessere. Ti senti leggero, ordinato, sereno.
Dietro ogni paura dello spazio vuoto e dietro la nevrosi da accumulo si nasconde tutto il dolore che non siamo disposti a tollerare. Riconoscere e accarezzare il vuoto è il modo migliore per scegliere. Perché quando sei sedato e affaticato corri il rischio di prendere tutto quello che passa e confonderlo per quello che vuoi.
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1 Commento. Nuovo commento
Molto vera e molto bella la tua riflessione Valeria. Sto vivendo da un po’ di tempo quella bella leggerezza che descrivi. Perché secondo te in un certo senso ho dovuto arrivare a 50 anni (cavoli!) per accorgermi di quanto tempo, energia e pensieri ho perso dietro a cose e persone che da me succhiavano soltanto e non mi davano niente? Grazie Valeria!