Non tutti i pensieri sono carezze e nemmeno abbracci. Alcuni sono attentati. Sono chiodi conficcati sotto pelle. Sono lance che trafiggono, che squadernano gli equilibri della psiche. Che infettano come una spina irritativa in un fianco.
Siamo abituati ad effettuare la tanto frequente quanto vana caccia alle streghe e cercare il colpevole delle nostre disgrazie emozionali. Ma questa volta la colpa non è di nessuno, i pensieri-attentato sono frutto del legittimo prioritario.
Nessun orco o uomo nero li ha instillati. Nessun avo disfunzionale agisce misteriosamente in sordina con un oscuro potere. Nessun fato avverso o Saturno contro agiscono indisturbati. La responsabilità è solo di chi li produce.
Cosa produce e il perché non è sempre dalla facile lettura e spesso necessita di un clinico competente che sappia andare oltre il pensiero trappola che solitamente è il contenitore di un altro contenuto: il pensiero difensivo.
L’inconscio si difende come può da ciò che gli fa paura (talvolta anche da quello che desidera fortemente, ma questo è un altro discorso).
Durante i momenti di fragilità del cuore appaiono i pensieri attorcigliati come vipere in un nido. Starne alla larga è complicato, sembrano avere una sorta di magnetismo: più fanno male e più attraggono.
Esistono tanti antidoti a seconda della gravità del pensiero-trappola: la psicoterapia, lo sport, la natura, le risate, l’arte, lo sport.
E poi ci sono le persone luminose, quelle che fanno stare bene e che ci sono davvero. Il Cappellaio Matto lo sapeva bene.
“Il segreto, cara Alice, è circondarsi di persone che ti facciano sorridere il cuore. È allora, solo allora, che troverai il Paese delle Meraviglie”.
Il Cappellaio Matto

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