Ho prestato la mia penna a un padre all’improvviso che aveva paura di amare, e a Giorgio (nome di fantasia) il padre numero due che ha sanato ogni ferita.
Non lo sapevo fare. In realtà non lo volevo fare. Se proprio devo essere sincero, non avevo nessuna voglia che ciò accadesse.
Quando un bel giorno Lidia, la mia fidanzata di sempre, mi fece vedere il test di gravidanza e mi disse che tra nove mesi sarei diventato papà, mi crollò il mondo addosso.
Mi stavo laureando in medicina. Avevo faticato tantissimo per entrare in questa facoltà: avevo avuto un anno sabbatico, uno di crisi, uno durante il quale ho dovuto studiare farmacia, di cui non mi interessava assolutamente nulla, e finalmente ero a un passo dalla laurea.
Questo bambino nom ci voleva, e non era mia intenzione metterlo al mondo. Ma Lidia, testardo come sempre, e forse proprio per questo l’avevo amata così tanto, decise che lo avrebbe fatto nascere anche senza il mio consenso.
Il bambino nacque ed era a dir poco meraviglioso, ma io mi sentivo usurpato della mia libertà, profanato, raggirato, costretto. Avevo deciso che me ne sarei occupato sul piano economico ma non sul piano emotivo. Né Lidia né il bambino avrebbero avuto il mio amore.
Ero sicuro che stavo sbagliando, ma non riuscivo a fare altrimenti. I miei genitori sono stati molto dolci e molto affettuosi con il bambino e con Lidia, e a modo loro hanno cercato di riparare le mie assenze.
Poi, un bel giorno, quando il bambino aveva già compiuto sei anni e sarebbe dovuto andare in prima elementare, appare Giorgio nella vita di Lidia e del mio bambino.
In quel preciso istante mi accorsi che probabilmente ero ancora innamorato di Lidia e che ero stato un deficiente a non occuparmi di mio figlio.
Giorgio, in un batter d’occhio, era divento un compagno amorevole e presente, addirittura in grado di cucinare. Accompagnava mio figlio a scuola, lo aspettava all’uscita, lo accompagnavo a calcio ed era diventato un suo fan. Gli aveva insegnato il suo primo goal, il calcio di rigore, gli aveva medicato le ginocchia sbucciate quando cadeva sul prato. Aveva tifato per lui per i suoi primi temi e per i suoi primi compiti in classe, ed era diventato il suo migliore amico.
Il padre che mio figlio non aveva mai avuto. Li osservavo a distanza con un misto di gelosia e l’invidia.
Ma mi rendevo conto che in fondo io ammiravo Giorgio.
Giorgio amava un figlio che non era suo. Era diventato un padre per mio figlio che era sprovvisto di padre. Giorgio non era geloso del passato di Lidia, non era geloso della mia assenza e nemmeno parziale presenza, e non mi considerava un fantasma da esorcizzare, ma un pover’uomo che non era riuscito a superare la sua acredine davanti alla meraviglia di un figlio.
Grazie a Giorgio ho imparato a fare il padre. E grazie alla dolcezza e all’intelligenza di Giorgio sono riuscito ad avvicinarmi a mio figlio. Giorgio non voleva essere il padre di mio figlio, Giorgio voleva essere una figura maschile di riferimento per un bambino sprovvisto di padre, o meglio dotato di un padre mancato, egocentrico e acerbo.
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2 Commenti. Nuovo commento
Meravigliosa storia e grande forza di Giorgio e Lidia nel collocare nuovamente al suo posto il padre. Ma questo figlio?
Io non ho avuto accanto mio marito, il padre di mia figlia. Quando ha deciso di “tornare” lei aveva quasi diciotto anni e prima del suo compleanno,lui è venuto a mancare e a lei è rimasto un padre “in sospeso”.
Gentile Elisabetta,
grazie per il suo racconto.
Sua figlia avrà avuto lei come madre e probabilmente anche come padre, e dovrà fare i conti con l’immagine del padre mancante.
Anche lei, un po’ come tutti, si metterà in cammino alla ricerca delle sue origini e delle sue voragini.
Un caro saluto