Il Natale, gli amanti, i congiunti

La storia di Federica, le mie parole.

Quest’anno, per me, non cambia niente. Il mio grande amore, che congiunto non è e mai sarà, verrà da me, come ogni festività, nel pomeriggio.
Abbiamo sempre avuto una nostra amorevole abitudine: l’anticipazione delle feste comandate. Noi facciamo diventare giorni rossi il lunedì, e agosto novembre. Non abbiamo bisogno di fede al dito per amarci, del bacio sotto il vischio e del brindisi di mezzanotte per essere felici. Delle feste comandate per farci i regali più belli. Per noi mezzogiorno diventa mezzanotte e i baci ci inebriano tutto l’anno.
Arriverà il ventiquattro, la vigilia di Natale, il mio grande amore verrà da me e per me, prenderemo il nostro infuso preferito, parleremo a lungo, rideremo, faremo l’amore perché ci va e non perché dobbiamo, mi stringerà forte a sé come se il mondo finisse in quel momento e andrà via da casa mia con la mia essenza (non assenza) nelle sue vene.
I primi anni di vita del nostro amore ero straziata. Senza futuro. Strangolata dall’assenza e dalla gelosia. Attanagliata da un’ansia corrosiva. Respiravo la sua aria per fare il pieno di noi quando lui avrebbe fatto noi con altro da me.
Stavo andando in direzione chissà dove, ma non arretravo, non mi fermavo. Concimavo questo legame asimmetrico e vivevo di briciole di presenza e di macigni di assenza.
Lui era tutto per me, forse troppo. Era luce e buio. Giorno e notte. Cielo e terra.
Io non avevo una famiglia tutta mia, lui era la mia famiglia. Non avevo un figlio, lui non me ne avrebbe mai dato uno. Avevo il mio lavoro, la mia casa, il suo spazzolino nel mio bagno, e lui.
Negli anni ho capito che lui aveva scelto con chi voler stare non con chi dover stare. E io ero felice. Un amore senza progetto mi sembrava orfano di futuro, ma un amore senza attimi, istanti, centimetri di pelle mi sembrava un dovere più che un piacere.
Chi lo ha detto che per essere obbligatoriamente felici devo sentirlo russare al mio fianco? devo fare il suo bucato? devo vederlo rincasare stanco e imbronciato? devo pagare le nostre utenze o ricordargli di farlo?
Chi lo ha detto che il mio amore è un amore contingentato? derubricato dalla vita? Nessuno.
Tra noi non ci sono sbadigli e sbagli. Non ci sono doveri e averi, rimorsi e rimpianti. C’è l’adesso che diventa il tutto.
Io ho il meglio di noi, del nostro amore, di lui. Io ho me in lui.

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