Ogni male subíto, riposto in soffitta e dimenticato, prima o poi, esige il nostro ascolto e torna a trovarci.
Lo fa in maschera, travestito da altro da sé, per spiazzarci e imbrogliarci; gioca al Cucù con noi, appare e scompare dietro il mantello dei sintomi che gli regala l’invisibilità.
Nonostante ciò è lì, fermo, immobile, dolente, dimenticato.
Il male dimenticato è quel male che i pazienti mi portano in studio fatto di tutto e di niente, difficile, a volte impossibile da raccontare. È denso e intenso. È vischioso. Non li lascia respirare, scegliere, amare, gli impedisce di vivere.
Il male dimenticato è fatto da un vuoto formicolante di cose invisibili, crea una fitta coltre di nebbia che impedisce loro di vedere e anche di muoversi. Li paralizza e li rende fedeli alla loro paralisi del vivere.
È un vuoto affascinate e fagocitante, spaventoso e mostruoso. Mostruosamente presente in tutto quello che fanno e soprattutto non fanno.
Poi, un bel giorno, per incanto, qualcosa si rompe. L’equilibrio disfunzionale del paziente si frantuma in mille pezzi. I sintomi si arricchiscono di nuove armi, diventano più forti, più audaci, più insopportabili. Il paziente ignaro decide – anzi è obbligato a farlo – di occuparsi di quello che accade nella sua mente e nel suo cuore. Non può fare altrimenti.
Inizia un cammino di introspezione fatto di paura e di desiderio, di incognite e di nuove meravigliose scoperte, di pause intrise di meccanismi di difesa della sua psiche, di lapsus e di atti mancati. Viene in studio quando non dovrebbe, sparisce quando dovrebbe esserci, sbaglia giorno, orario, finanche settimana. Qualche sintomo restio al cambiamento si ribella nel tentativo di difendere il suo trono, così il paziente pensa che la vita di prima, vissuta sotto l’egemonia del male dimesticato, era più affascinate e comoda di quella in salita e impervia di adesso. Ma alla fine non molla.
La guarigione, in fine, è fatta di pace, di perdono, di assoluzione e anche di affetto per quello che sono stati. Quei bambini feriti, maltrattati, abbandonati. Quegli adolescenti impacciati, goffi, non amati, ribelli.
La distanza tra le persone che erano prima e quelle che sono diventate adesso è immensa, abissale, pur nella convivenza pacifica e armoniosa data dalla guarigione del
male dimenticato.
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2 Commenti. Nuovo commento
trovo i suoi argomenti molto interessanti e vorrei ricevere la newsletter. grazie
Buongiorno e grazie.
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