Ognuno di noi ha un posto speciale dove rifugiarsi, anche dentro un tramonto.
La realtà, spesso, fa paura, disincanta e delude, così la fantasia diventa un luogo altro nel quale rifugiarsi.
Un esilio emotivo magico e riparatore.
Sin da bambini scegliamo un “posto-rifugio” dove andare, fisicamente o metaforicamente, per ritrovarci o perderci del tutto.
La casa della nostra nonna preferita, il profumo regressivo della sua merenda preparata con amore per noi, la soffitta di casa o la casa sull’albero.
Le confessioni sotto le coperte prima di andare a letto ed i giochi con la fantasia.
Da adulti il rapporto con la realtà non è poi così diverso, e le strategie per renderla indolore o dal sapore migliore rimangono, più o meno, invariate.
In psicologia si chiamano meccanismi di difesa della psiche e ci conducono in luoghi lontani per non farci infrangere fragorosamente sulla realtà.
Quando finisce un amore, o quando siamo ad un giro di boa della nostra esistenza, troviamo rifugio in tutto quello che ci può regalare un’emozione o placare quelle in tumulto.
Il luogo dell’altrove indossa vari abiti e ama il trasformismo in funzione delle stagioni della vita e delle esperienze vissute o subite.
Ognuno di noi ha un posto segreto, anche la email, un foglio word o un libro, basta fermarsi un attimo per trovarlo.
C’è chi trova conforto in un libro, chi in soffitta o in taverna, chi in un ricordo o in un amore, chi in un padre o in una madre, chi nel proprio inconscio.
Questo, unitamente alla natura, agli animali ed alla scrittura, rimangono i miei luoghi preferiti.
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