Un pensiero-abbraccio ai genitori moderni, soprattutto alle mamme.
Quando ero piccola io – lo so, iniziare così è da desueti -, se tardavo la sera o mettevo degli abiti succinti, detti indecenti, se non rassettavo la mia stanza o aiutavo in casa rischiavo il linciaggio: metaforico e concreto.
Il risveglio mattutino, anche domenicale, era traumatico. Svegliati, sbrigati, sistema e non lasciare oggetti in giro e vai fare il tuo lavoro.
Non c’era la paghetta, l’estetista a tredici anni e nemmeno la luce pulsata per i peli, o le feste da post di Instagram, e tantomeno il genitore amico.
C’era la danza e lo sport – la lingua straniera di studiava a scuola – ma era tutto abbastanza equilibrato.
C’era anche la noia, la televisione, le nonne e la pizza fatta e mangiata in casa. Niente e nessuno ruotava attorno a me.
Eppure, più o meno, me la sono cavata abbastanza bene. Poi il cambiamento epocale: il genitore, la madre soprattutto, deve diventare un suddito, paziente, tollerante, votata all’ascolto e alla donazione di un organo, se serve.
Deve rispettare la libertà del figlio. Il suo pensiero. Il diritto alla parola e al mutismo selettivo. Il tutto a senso unico, ovviamente.
I figli sono privati di doveri mentre pullulano di bisogni.
E quanti ne hanno!
Le feste, sin dal primo anno di vita del pargolo, diventano pantagrueliche. Locali affittati come se fosse un matrimonio. Animatori. Tanti invitati.
E si continua indefessi sino ai suoi diciotto e anche più. Nel frattempo abbiamo la danza, il nuoto, lo sport estremo e quello domenicale, la trasferta, la gara, il saggio, il canto, la recitazione, l’inglese, le merende di classe e le feste. Una per ogni compagno di classe per sedici anni circa.
Dimenticavo le domeniche istruttive, mai banali: la fattoria, la gita con gli altri genitori – e se non ti piacciono, devi farteli piacere – il pranzo in agriturismo con animali annessi, e così via fino al totale sfinimento dei genitori: psichico ed economico.
Segue l’adolescenza: l’acquisto costoso della macchinetta e la sua manutenzione, o del motorino.
Ecco che appare l’ansia e non ti lascia mai più.
Seguono le serate in discoteca. Le uscite nel cuore della notte per riportare tuo figlio a casa e i suoi amici, perché non si sa mai il perché i genitori degli altri non si prodigano, anzi sono abbastanza latitanti.
Proseguiamo con le scuole costose e private. Le gite. Le vacanze. Perché povero tesoro, il cucciolo diventato grande è stressato e viene in vacanza con te se tu ti porti gli amici dietro, ma poi va in vacanza da solo. Perché non dimentichiamoci l’autonomia!
È sacra, va potenziata e protetta.
E tu, povero genitore, annuisci per non traumatizzarlo. Annaspi, ti senti una sorta di crasi mal risuscita tra un taxi e un bancomat.
Avresti anche tu bisogno di essere riconosciuto. Non so un bel dialogo ogni tanto, giusto per capire che le tue fatiche hanno un senso, un abbraccio non estorto, una chat che non sia liquidatoria oppure offensiva e denigratoria. Un grazie. Ebbene sì, anche un grazie ti basterebbe.
E invece niente di niente, tu sei un genitore moderno.
Nel frattempo, in questo continuum di fatiche e gimcane tra la sua vita faticosissima e la sua scintillante, sarebbe pure utile che i genitori andassero d’accordo e che lavorassero entrambi per mantenere tutto ciò.
La madre, in casa, dovrebbe essere materna e accuditiva, qualche biscotto infornato o torta diventano d’obbligo per confezionarli un’infanzia senza traumi e dei ricordi olfattivi. Magari, pensi, quando sarà grande e sano di mente se lo ricorderà e forse non ti metterà in un ospizio.
Segue l’università, ovviamente al nord, il master, ovviamente all’estero e le infinite richieste senza pietà e tregua.
Mi chiedo: ma essere genitori così è una conquista della modernità o una punizione?
P.S: si accettano racconti, lamentele, vissuti soggettivi, parole e anche parolacce.
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6 Commenti. Nuovo commento
Verissimo! È una fatica enorme e spesso ci si sente soli. Mamma quarantacinquenne di figli adolescenti 16 e 14 anni che cerca di fare del proprio meglio. Cerca di capire le esigenze e di assecondare quando possibile, di placare gli animi di far ragionare figli e marito. Loro mille esigenze noi a mio avviso siamo ragionevoli ma ci scontriamo con un mondo che è cambiato molto. I figli devo uscire sempre con la propria comitiva anche se questo comporta un viaggio costante nel paese vicino 10 km…eh No! Io e mio marito ci rendiamo disponibili 3 max 4 volti a settimana è troppo poco! drammi in casa e come se non bastasse amici che hanno sempre genitori (separati) e nonni disponibili e riescono tutti i gg a spostarsi. Discoteca ok ma ogni tanto…coetanei i cui genitori li mandano sempre anzi prendono il treno il gg prima per andare nelle discoteche di città e tornano il gg dopo. Tatuaggi..ok ma più in là…coetanei con anche due tatuaggi. Dormire fuori..dipende..vorrei parlare con la mamma e mettermi d’accordo e trovi il vuoto i figli che vanno a dormire in case vuote di parenti e i genitori neanche lo sanno. Forse devo arrendermi a perdere il controllo ma per me essere mamma vuol dire anche seguirli un po. Io parlo parlo cerco di spiegare spesso mi sembra a vuoto. Loro mille pretese e quando ti raccontano qualcosa ti rendi conto che pensavi di essere giovane e moderno invece sei rimasto troppo indietro
Grazie Francesca,
per il Suo racconto. Che ben venga chi non è poi così moderno, magari arrestiamo questa deriva valoriale.
Un caro saluto
Cara dottoressa,
non sono mamma, ma come osservatrice il contenuto del suo sfogo mi è familiare. Coraggio!
Con le mie amiche mamme ci chiediamo spesso il perché di questa situazione.
Abbiamo identificato come “colpevoli” principali la triade cellulare-internet-social che, per quanto ben usati, abituano i ragazzi (e anche i genitori!) a ricevere continuamente stimoli di ogni genere, con tutte le conseguenze del caso che pian piano emergono su vari fronti.
Questo contribuisce notevolmente a creare secondo noi il terreno fertile ai disvalori descritti e alla necessità di essere esposti a stimoli sempre più “stimolanti” e interessanti.
I tanti bisogni sono però per la maggior parte indotti dalla disperata necessità di qualcuno di fare profitto.
Per questo alla lunga non danno felicità. Ci chiediamo spesso se siano felici questi ragazzi, se abbiano trovato la loro strada: anch’io e le mie amiche, come lei, ce la siamo cavata nel complesso abbastanza bene, senza feste e facendo una buona dose di galoppinaggio alle nostre mamme.
Nonostante tutto i nostri ragazzi in media faticano tremendamente a trovare la loro via. A volte dicono che la colpa è degli adulti.
Tutto questo pienone di eventi e impegni da un certo punto in poi assomiglia molto ad un anestetico contro un disagio sottostante. Perché se da un lato quel cellulare o quel PC li bombardano di stimoli, dall’altro li rinchiudono in una stanza, rendono difficile la comunicazione, confondono. Non trasmettono necessariamente amore.
Credo che i ragazzi debbano anche imparare ad assumersi responsabilità e ad accettare qualche no, motivato in modo autorevole dai genitori.
Così saranno costretti a tirare fuori le loro proposte e i loro talenti, quella grande ricchezza che la maggior parte di loro ignora di avere.
Cari saluti!
Grazie per il suo commento.
Un caro saluto anche a Lei.
Salve Dottoressa, ho letto con grande interesse il suo articolo e ne condivido ogni minima parola. Sono madre di un adolescente e pure un’insegnante…..un bel connubio. Purtroppo credo che la responsabilità del grande cambiamento che ha investito i ragazzi di oggi sia da attribuire solo a noi genitori. Siamo troppo permissivi, non diamo regole, vogliamo che nostro figlio sia felice, ma la felicità non sta nel godere di una libertà estrema. Questa libertà I nostri figli non sono in grado di gestirla, non sanno farne un uso proprio, ma improprio. Ogni cosa a suo tempo…..purtroppo in questo mi scontro ogni giorno con i genitori dei miei alunni e con mio marito, il quale sostiene che nostro figlio non può essere diverso dagli altri perché rischierebbe di essere emarginato. E credo che il suo timore sia quello di tutti i genitori, la paura che i propri figli possano essere estromessi da una società che vive solo di apparenze e ostentazione. Ecco cosa manca: l’autorevolezza dei genitori. Per non essere uguali ai nostri, abbiamo finito per esserne gli opposti…..e questo è il risultato, ai nostri figli tutto è dovuto, sanno solo rivendicare diritti e non doveri.
Buongiorno e grazie per lo scambio.
Mamma e anche insegnante non deve essere affatto semplice!
Un caro saluto