C’è chi non esiste senza amore. Anzi, senza essere innamorato. Ambiti ben diversi tra di loro. Chi ha un bisogno cocente di essere visto, ed esiste solo se ciò accade.
Chi smarrisce il proprio baricentro per ritrovarlo appoggiandosi a qualcun altro.
E chi ha paura di perdere l’equilibrio per amore e cammina come un funambolo passando da un amore a un altro, senza mai andare in profondità.
Il fidanzato cronico passa da un partner a un altro pur di non sedersi a tavola con la propria solitudine. Con le proprie lacune, con le proprie paure, e le riempie pur di non abbracciarle.
Chi ha paura della solitudine e dei suoi più variegati contenuti e Sos del cuore, avverte una necessità cocente di avere compagnia.
A tutti i costi, in ogni dove e per ogni cosa.
La compagnia diventa stampella e insegna a zoppicare, così, il fidanzato cronico non sa più come camminare senza.
Il partner stampella rende impossibile la stazione eretta, compromette la possibilità di camminare da solo in equilibrio tra paure e necessità, e contribuisce ad atrofizzare le gambe della personalità.
Prosegue con l’indossare il camice dello psicologo amatoriale, trasformando il legame in una sorta di mutua assistenza.
Così, giorno dopo giorno, occupa tutti gli spazi, anzi i vuoti, ma al contempo ne crea di altri prosciugando di energie psichiche il legittimo prioritario della sua psiche.
Il fidanzato cronico vive in balia degli inganni della memoria.
Rimugina, ricorda, ripassa.
Va indietro o avanti nel tempo, non sa vivere il presente, si muove su un reticolo di paure: da quella dell’abbandono a quella di non farcela da solo.
È un inseguitore di sogni e al tempo stesso un fuggitivo in amore. Compensa col la quantità la mancanza di qualità e di profondità, e pur di non rimanere da solo si accontenta.
E rimane fidanzato a vita.
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