L’infedele è colui (o colei, per evitare equivoci) che tradisce in cronico.
Che millanta. Che seduce e che delude.
Che ruba l’anima e che ne beve il siero.
È colui che ammanetta alla sua ambivalenza spacciandola per discrezione.
È colui che ha il telefono strategicamente senza campo quando non desidera essere disturbato.
È colui che ha whatsapp senza l’orario d’accesso o che ha l’accesso in orari improponibili.
È colui che abita più social e più chat al tempo stesso, sfruttando il dono dell’ubiquità.
È colui che chatta con fare bulimico, in assoluta stereofonia, ondeggiando qua e là, per tentare di nutrire il suo narcisismo imperante.
L’infedele cronico è colui che ha bisogno di tradire, di amare; di innamorarsi dell’amore più che dell’oggetto d’amore.
È tenace, coriaceo, affila le armi della seduzione con l’esperienza e impara a camminare sui carboni ardenti rimanendo immune da ferite plurime, esattamente come fanno i fachiri.
È colui che diventa depositario di segreti e di preoccupazioni, di desideri di trasgressione e di amori proibiti.
È un narciso, predatore onnivoro di esseri umani, non curante degli effetti collaterali del suo agire.
Durante il suo cammino, l’infedele cronico, mette a punto elaborate strategie di infedeltà e di infelicità. Altrui.
Adora la promiscuità e l’assenza di lealtà, trasferendo alla sua preda il messaggio opposto.
È abile, non conosce il senso di colpa e suo fratello il senso del dovere.
La fedeltà gli sta stretta e gli procura fame d’aria, come la tangenziale per gli ansiosi.
I progetti lo inquietano e la variabile tempo che passa sembra più una minaccia che una promessa.
Controllare bene le avvertenze potrebbe avere effetti collaterali.
Evitare le dosi massicce, potrebbero portare assuefazione e dipendenza.
Se farne uso diventa diventa davvero indispensabile, le dosi omeopatiche sono caldamente consigliate.
L’infedele, se lo conosci lo eviti.
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