Quando un amore muore il dopo è drammaticamente difficile.
C’è chi innaffia i ricordi, chi utilizza il tanto abusato quanto vano chiodo scaccia chiodo, chi viene colto da paralisi emotiva transitoria, e chi si rimette in cammino.
La mappa del cuore è complessa.
Non prevede rotte lineari, strade alternative alla sofferenza, o stop al dolore.
Ci sono vicoli bui, dossi e cunette che diventano delle vere montagne russe per l’anima.
Il parco giochi dell’affettivitá può diventare una trappola dalla quale è difficile scendere.
Il dopo prevede un passaggio repentino dall’uragano emotivo all’aridità del sentire.
Dalle parole vive alla parole morte.
Dallo straripamento del desiderio al silenzio del sensi.
Insomma, dal tutto al niente, o dal niente al tutto.
Quando un amore si approssima al suo capolinea, appaiono all’orizzonte inquietudini che spingono verso nuove migrazioni.
I beni rifugio diventano supplenze affettive e i meccanismi di difesa della psiche fanno di tutto per non affrontare quello che non funziona più, inchiodando il protagonista di un amore infelice, o infedele, al passato.
Così, durante il cammino della vita, può capitare di incontrare amori senza contratto, o surrogati di contratto senza amore.
Quando la sofferenza tracima gli argini della sopportazione, gli amori tiepidi e infelici prendono atto della loro infelicità e veleggiano verso il dopo.
Un amore va nutrito di cose concrete, di parole e di azioni, di follie e di cioccolato, di sorprese e di progetti.
Di cene e di fiori.
Perché i ricordi non portano a cena.
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