Pensavo di non farlo. E invece l’ho fatto ancora. L’ho rivisto e ho pianto.
Haichiko è una storia d’amore, i cui protagonisti hanno due gambe, quattro zampe e due anime affini.
Si incontrano, si riconoscono e, come spesso accade tra le anime simili, sì scelgono e non si lasciano più.
Anche oltre la morte.
Hachiko, è un Akita smarrito, in grado di amare profondamente l’uomo che lo ha tolto dalla strada e gli ha offerto la sua casa.
Un cane dal cuore grande, che rimane fedele al suo padrone anche dopo la sua morte.
Trascorrono insieme anni di empatia e sintonia, di gioco e di rituali.
Anni d’amore e di divertimento, di passeggiate in campagna e di riflessioni – sulla vita, sull’amore, sulla famiglia – di carezze che accarezzano l’anima, di bagni caldi insieme, e di dolci rituali.
I loro rituali.
Ogni mattina Haichiko accompagna amorevolmente il suo unico grande amico al treno, e rincasa.
Nel pomeriggio prepara il suo cuore per rivederlo, è trepidante per l’attesa.
Attesa che nutre la sua felicità e sigilla la sua fedeltà.
Giorno dopo giorno, al solito orario e per di più sfornito di un orologio, lo va a riprendere.
Puntuale come chi ama davvero, senza se e senza ma. Sempre e per sempre.
Questo appuntamento con l’amore, un giorno, viene reciso per colpa del destino: un infarto fulminante.
Rechard Geere non scenderà mai più da quel treno.
Il suo padrone, il suo grande amore, l’uomo che Haichiko ha scelto come compagno di vita e come amico eterno per l’aldilà, non farà più ritorno, e lui rimarrà sino alla fine dei suoi giorni alla stazione. Ad aspettarlo.
Perché, come dice la volpe al Piccolo Principe, “per poter giocare insieme, occorre essere addomesticati e innamorati, quando si creerà un legame d’appartenenza, io sarò la tua volpe”.
Questo è un rapporto d’amore; da amici di guinzaglio sono diventati amici di anime.
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