Durante il mio lungo cammino di aggiustatrice di cuori ho incontrato gli esploratori. Coloro che adoperano l’infedeltà come mezzo per attivare una profonda trasformazione e ristrutturazione del legame e di loro stessi. Gli esploratori considerano l’infedeltà come un evento terribilmente doloroso ma non inutile; secondo loro, e anche secondo me, racchiude in sé il seme di qualcosa di positivo.
Di fronte al crollo del mondo che conoscono, i partner di queste coppie convergono l’uno verso l’altro con un livello di intensità che non provavano da anni. Non si distruggono, non si fanno gli sgambetti, non attuano la tanto frequente quanto inutile caccia alle streghe, si interrogano e si alleano. Manifestano un obiettivo comune: ritrovarsi, e fanno di tutto per attuarlo, da soli o con un clinico.
Non è insolito che vivano un esplosivo riaccendersi del desiderio, una potente combinazione di ansia e lussuria dei sensi, di paura della perdita e del bisogno di amare ancora lo stesso partner tradito o traditore. La paura della perdita, in fondo, è la scintilla che li alimenta.
Gli esploratori solo profondamente legati nel dolore, ma si sentono ancora vivi. (La morte nel cuore e il grigiore sono due elementi che solitamente aprono le porte e le braccia all’amante).
Gli esploratori mi hanno insegnato molto su come siano fatte le relazioni resilienti, su cosa significhi collaborare e lottate per un bene comune: il legame d’amore. E sulla meravigliosa differenza tra amore e amare.
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