C’è chi abbandona ogni tanto e chi sempre. Tutte le volte che ama o dice di amare. C’è chi subisce un abbandono e chi lo ricerca come se non potesse farne a meno.
L’amore è un territorio complesso e misterioso, spesso impervio e in salita. E non sempre la profondità del sentimento corrisponde a un cammino pianeggiante del cuore. Restare, investire, riparare gli squarci e remare a favore del legame non è facile, e non è per tutti. Tantomeno per chi ha il cuore zoppo.
La capacità di restare dipende dalle dotazioni di bordo emotive di ogni protagonista di quell’amore.
C’è chi è abituato a investire, magari lo ha visto fare ai suoi genitori e nonni, e chi a scappare. Chi ha interiorizzato un modus operandi amoroso e non riesce a discostarmene pur consapevole dei suoi danni e drammi.
Tra gli abbandonatori c’è chi scappa per tragedie irreparabili e chi per ogni foglia che cade, come se non avesse uno spazio interno deputato alla sofferenza e alla riparazione.
Chi predilige l’abbandono non sempre è il più forte e risolto della coppia, spesso, infatti, è il più fragile e meno abile.
C’è poi chi ama perché sa che può abbandonare, così l’abbandono diventa la boa di salvataggio per potersi permettere il lusso di attraversare i flutti di un amore.
Adele, nome di fantasia, mia paziente, sceglieva inconsciamente uomini che l’abbandonavano. Lo faceva tutte le volte.
E a ogni abbandono si consolava con l’acquisto di una borsa costosa.
Finché non abbiamo iniziato a lavorare sulle cause inconscio del suo voler insistentemente boicottare l’amore.
Le delusioni sentimentali sono pessime per il cuore ma ottime per l’economia.
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