Gennaro Sangiuliano e Maria Rosaria Boccia

Maria Rosaria Boccia, ormai ex amante di Sangiuliano, spara a zero su tutto e tutti, soprattutto su quello che un tempo era amore. Era segreto. Era passione. Era intimità. Era futuro.
La donna, furibonda per essere stata messa alla porta dopo promesse di incarichi ministeriali, decide di usare i social – come farebbe un’adolescente – come pubblico ludibrio, come agorà virtuale, assolutamente noncurante del dolore che avrebbe causato al suo amante e alla sua famiglia. Noncurante dell’imbarazzo generalizzato, del disagio e anche, immagino, della ricaduta a cascata sulla sua immagine. Ma la rabbia sappiamo bene accecare e far fare cose che in situazioni di equilibrio psichico probabilmente non si farebbero mai.
Il messaggio è chiaro: “lei non sa chi sono io!” urla ai quattro venti del web.
Messaggi, audio, scontrini e tanto altro per dimostrare che lei, proprio lei, era l’amante del ministro. (Mancano gli amplessi e i sospiri, ma a questo punto ci possiamo aspettare di tutto, non c’è limite al cattivo gusto).
Dirompente, eccessiva, a tratti volgare, la Boccia va avanti a suon di post e follower che aumentano quotidianamente come l’alta marea, ben nutriti da quel morboso desiderio di sapere, vedere, spiare, commentare.
Da ieri appaiono le dimissioni come una mannaia sulla testa di Sangiuliano che se da un lato stroncano la sua carriera, dall’altro lo sollevano da questa gogna mediatica che cammina in bilico tra i soldi pubblici e le amanti private.
Diceva mia nonna: i panni sporchi si lavano in famiglia, ma la Boccia non aveva sottovalutato il fatto che lei con Sangiuliano una famiglia non ce l’ha e forse mai ce l’avrebbe avuta.
In maniera coerente con il desiderio di arrivare lì dove si puote – a me ricorda proprio l’Inferno dantesco -, si è comportata da estranea, da minaccia, da spina irritativa nel fianco, quel fianco che un tempo abbracciava e oggi sbrana con tutta la forza che ha in corpo.

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