Spezzone di una consulenza.
Francesca, nome di fantasia, aveva l’abitudine di tacere. Aveva smarrito la speranza e la parola.
Silenzio dopo silenzio il suo cuore aveva rallentato i suoi battiti. Le sue orecchie non sentivano più la musica, i suoni, non ascoltavano più il vento, e nemmeno sé stessa.
I suoi occhi scuri come ciliegie siciliane erano diventati delle fessure che guardavano appena dinanzi a lei per evitare di inciampare ma avevano smarrito la profondità. Non si emozionava più dinanzi a un tramonto, lo teneva lontano da sé, non lo faceva entrare nel suo mondo interno, evitava che si trasformasse in emozione. Il tramonto bussava forte al suo inconscio, ma la porta era più che sprangata. Francesca aveva detto addio alle emozioni e alla felicità.
Pian piano si stava ingrigendo e spegnendo, oltre che deperendo.
C’erano tante cose che voleva dire, soprattutto all’uomo che pensava di amare e da cui essere amata, ma aveva scelto il silenzio.
Sapeva che le sue parole gli avrebbero fatto male, cosi aveva smesso di parlare e forse anche di sperare. Le parole non dette le aveva seppellite dentro di sé, lasciando che facessero male a lei e non a lui.
Francesca nascondeva la sua magrezza dentro i pullover. Anche in estate ne aveva sempre indosso uno: di cotone, una felpa leggera, una maglietta a maniche lunghe e qualcosa legata sui fianchi per mistificare e restituire quell’antica morbidezza al suo fondoschiena.
Le dicevano che era troppo magra, che aveva le ossa di fuori, che era pallida e smunta e che doveva mangiare di più.
Le parole degli altri erano lame taglienti ma il suo cuore era talmente ferito che ormai non sentita più alcun dolore. Doveva prendere coscienza della fine del suo matrimonio. L’uomo che aveva scelto come compagno di vita non c’era più. In quei panni, sotto quella pelle c’era un altro uomo, o forse era sempre lo stesso ed era lei ad essere diversa, perennemente in cammino.
Aveva dimenticato i baci, le carezze, le tenerezze. Tutto ciò che potesse contribuire a farla sentire ancora donna e viva. Aveva indossato lo sguardo miope del marito.
Era diventata invisibile.
Quanto le mancavano quelle labbra avide di intimità, gli sguardi desideranti, le mani avvolgenti. E quanto si mancava lei.
Francesca avrebbe voluto e dovuto dare parole al dolore per evitare che le si spezzasse il cuore ma non ne aveva la forza.
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