A volte per vedere davvero quello che sta accadendo, dentro di te è fuori da te, devi posare lo sguardo altrove.
Questa è la storia di Federica, nome di fantasia, che un bel giorno, dopo tanta nebbia, ha deciso di guardare e anche di vedere.
Federica ha quarant’anni, un’età complicata come ama definirla lei. L’età dei bilanci, delle verifiche, dello specchio inclemente e dell’ago della bilancia avverso. È l’età dell’uomo sbagliato al momento giusto, della corsa alla fertilità e delle scelte di chi si accontenta.
Federica, nella sua vita, ha studiato tanto, ha lavorato tanto, è stata sempre obbediente. Ha amato bene, poi male e poi malissimo. Ha tante amiche ma in realtà non ne ha nessuna. Ha fatto sport, sport estremi per paura di invecchiare, danza per piacere e danza per socializzare (adesso ha smesso di fare ogni cosa).
Federica è cresciuta nell’ordine e nel rigore genitoriale, senza troppe smancerie o pacche sulla spalla. Quel vuoto d’amore l’ha resa un cuore in bilico, che le ha regalato amori bisognosi o tossici pur di non rimanere da sola. L’amore, per lei, ha avuto il passo zoppo e anche cieco di chi, in fondo, non vuole camminare speditamente e nemmeno vedere.

L’incidente

Poi, un ben giorno, un incidente con la macchina la inchioda alla paura e la paralizza a letto. Ne viene fuori viva, con qualche costola rotta e una spalla disintegrata. Deve affrontare vari interventi e deve rimanere immobile e da sola in ospedale. La sua vita le scorre davanti, ma non dentro. Si sente estrane a sé stessa. Distante da tutto.
Pensa. Riflette. Valuta. Rilegge. Fa avanti e indietro nel tempo. Pensa alle sue passioni mistificate o negate. Alle compensazioni del cuore. Alle mancanze. Alla felicità. Si flagella senza pietà. Un bel giorno viene finalmente dimessa dall’ospedale: le viene riconsegnata la vita.
Era sabato mattina, il sole era alto nel cielo e il cielo era di un azzurro che Federica pensava di non avere mai visto prima.

Federica odora l’aria

Esce dall’ospedale, si ferma sul ciglio della strada. Assapora l’aria. La odora. La sente sul viso. Respira a pieni polmoni. Guarda. Vede tutto, dentro e fuori da sé. Rallenta, ha per sempre divorziato dalla fretta. Ha voglia di rincasare ma preferisce fare due passi a piedi. Adesso sente i passi e vede il mondo fuori. Non accende il cellulare, lo lascia spento e in borsa.
Rincasa, accarezza il suo cane che per la forte emozione fa la pipì dappertutto. Il cuore le scoppia di gioia senza motivo: senza danza, senza chat, senza uomini, senza Instagram, senza like. Lei, il suo cane, la vita che le scorre dentro le vene e niente più.
Adesso Federica cammina, respira e vede nuovamente, o forse per la prima volta nella sua vita.

Ringrazio Federica, mia paziente, per avermi chiesto di scrivere la sua storia che potrebbe essere la storia di tutti noi.

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