Fabrizio Frizzi nel nostro immaginario era un eterno Peter Pan.
Un ragazzo mai cresciuto, che abitava la casa dell’allegria, della voglia di vivere e della simpatia.
Una di quelle persone a cui non dai mai un’età, non lo imbrigli negli stereotipi spazio- temporali, lo immagini libero e sempre sorridente.
Una di quelle persone che non invecchia mai, e che mai può smettere di vivere così precocemente ed improvvisamente.
Simpatico, con un fare affettuoso e diplomatico, sempre sorridente.
Ogni qualvolta lo incrociavo in televisione, aveva sempre un tono pacato, allegro ed era sempre di buon umore.
Vederlo rappresentava per me una sferzata di buon umore contagioso.
Era un presentatore che non sembrava recitare, sembrava indossare i suoi stessi panni.
Insomma, recitava se stesso.
I suoi grandi amori erano stati amori asimmetrici, coraggiosi, contro vento.
La prima donna, più grande di lui.
La seconda, marcatamente più piccola.
Sembrava essere un uomo dai grandi slanci: coraggioso, come colui che non ha timore di essere giudicato.
Un uomo praticamente in estinzione.
La brutta notizia di ieri, mi ha fatto ripensare alla morte di mio padre, avvenuta in soli tre mesi.
Forse dovremmo riuscire a vivere a pieni polmoni ogni nostra giornata, viverla intensamente ed amorevolmente, ed assaporarla come se fosse l’ultima.
Lo dico tutti giorni a me stessa, e lo ripeto a mia figlia.
Lei, da brava adolescente, lo mette in pratica senza fatica, mentre i miei buoni propositi a metà giornata vengono vanificati dai mille impegni quotidiani.
Un saluto affettuoso ad un uomo che, sorriso dopo sorriso, sembrava essere diventato uno di famiglia.
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