Ero un prete adesso sono un marito

Ho immaginato di prestare la mia penna a Silvio, nome di fantasia, uomo tormentato che ha seguito il cuore, pur mantenendo la fede nel cuore.

Sono cresciuto in una famiglia che pregava dalla mattina alla sera.
Che mi obbligava a fare fioretti e penitenze. Sono andato a scuola dalle suore. Ho sempre pregato e mai amato, se non Dio.
Ero felice così. Mi sentivo appagato, fiero, un predestinato. Ho proseguito indefesso per la mia strada. Quello che volevo era il sacerdozio. Solo quello e niente più.
Ho studiato tanto, tantissimo. Ho passato delle estati intere chiuso in camera, poi nei conventi e poi ancora in un altro istituto finché mi sono laureato e ho preso i voti.
Il mio sogno si era realizzato: ero diventato un uomo del Signore.
I miei genitori, ormai molto anziani, erano orgogliosi di me. Tutto il paese era orgoglioso di me. Ero diventato un prete.
Non avevo altri bisogni. Altre fantasie. Altre distrazioni. Il bene della mia comunità era il mio. Pregare e svolgere diligentemente il mio lavoro era tutto per me.
Un bel giorno, incontrai Melania (nome di fantasia). Non era una donna come le altre, lei era diversa. Era avvolta da un’aura di malinconia, di luce e di buio. Era unica nelle sue mille sfumature del cuore.
Pian piano, abbiamo iniziato a parlare. Lei si confessava a me, ma era chiaro che non lo faceva come prete ma come uomo. Per la prima volta nella mia vita mi sono sentito maschio, vivo, non in colpa. Non pensavo che i sensi avrebbero potuto accendersi, che il cuore avrebbe potuto battere così forte, e che i sensi di colpa avrebbero potuto lacerarmi così tanto in profondità.
Furono anni duri. Mi sentivo sulle montagne russe. Ero diventato un uomo desiderante seppur con la fede nel cuore. Sono stato mandato in una terra lontana dalla mia per esorcizzare la tentazione della carne. Ma sapevo bene che non si trattava di carne ma di amore. Io l’amore lo conoscevo molto bene.
Sono stato in esilio per un anno intero ma non ho mai smesso di pensare a Melania. Al mio rientro avevo intenzione di lasciare la chiesa, di spogliarmi del sacerdozio e di sposare la donna che amavo. Ero certo che avrei deluso tutti: la mia chiesa, la mia casa, il paese intero, ma io non potevo più mentire a me stesso.
Adesso Melania e io siamo marito e moglie. Non ho mai perso la fede e mai la perderò.
Insegno ai bambini religione ma non mi sento più in prigione.

Ringrazio Melania per avermi autorizzata a raccontare la loro storia d’amore, di coerenza e di coraggio.

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  • Complimenti e auguri a Silvio e Melania. Educate i figli alla capacità critica e alla libertà di pensiero. La sola religione vi porterebbe tutti insieme, prima o poi, a sentirvi in prigione.

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