Era un bravo ragazzo, le faceva anche i biscotti

“Amava questa ragazza, le preparava i biscotti, continuavano a vedersi. É davvero tutto così inspiegabile”, dice il legale della famiglia Turetta.
Continuo a parlare dell’ultimo femminicidio perché queste frasi così tanto ridondanti da tentare di instillare almeno qualche dubbio, intervallate da “era un bravo ragazzo”, a me irritano e offendono.
Scrivo da clinico, da madre, da donna, da cittadino, da spettatrice inerme. Ma scrivo.
Questo ragazzo la amava così tanto che le controllava il cellulare – dobbiamo rivedere il concetto di amore perché mi sembra alquanto distorto – e le faceva continue scenate di gelosia.
La opprimeva, le faceva mancare il fiato. Era geloso delle sue amiche, dei suoi spazi. Era chiaramente invidioso del fatto che lei si sarebbe laureata prima di lui.
I segnali c’erano tutti.
Giulia Cecchettin rischiava la vita già da tempo, ma quella veste da presunto bravo ragazzo che strideva chiaramente con le azioni da non bravo ragazzo, aveva imbrogliato tutti, anche lei.
Poi, infatti, pare che non abbia retto il rifiuto e l’ha ferita, presa a calci mentre era a terra, accoltellata svariate volte alla testa e al collo, presa e fatta ruzzolare per ben cinquanta metri giù da un dirupo facendo sfracellare il corpo in un canale. E nel frattempo stava a guardare, il bravo ragazzo.
Però l’amava, eccome se l’amava.
Le faceva anche i biscotti.
Quando si raccontano i fatti, quando si parla di una ragazza morta ammazzata, quando si tenta di difendere chi è indifendibile bisogna pensare prima di parlare. Mordersi la lingua e cercare di essere rispettosi di un dolore così grande.
Le parole tagliano e feriscono soprattutto dopo degli squarci così efferati. Giulia sarebbe potuta essere nostra figlia, saremmo potute essere noi, e a soli ventidue anni ha smesso di respirare. Mia figlia oggi ne ha compiuti ventidue e se solo per un attimo mi sintonizzo con il dolore di questi genitori mi sento morire dentro.
Parlare di biscotti e di bravo ragazzo, dinanzi a un cadavere massacrato dalla cattiveria, sono frasi offensive per la memoria di questa povera, ennesima ragazza, barbaramente uccisa da un mostro.

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2 Commenti. Nuovo commento

  • Sono d’accordo con lei, le parole andavano pesate e ripesate e pensate e ripensate. Ma i commenti che si sono scatenati sotto il suo post… ne vogliamo parlare?
    ” i genitori hanno cresciuto un mostro” ….
    Come se si attribuisse senza se e senza ma la colpa ai genitori del ragazzo; e l’altro commento da medioevo :
    ” lui dovrebbe essere impiccato e ai genitori il carcere a vita per aver cresciuto un mostro” ….
    Come se delle azioni del ragazzo fossero necessariamente e incondizionatamente colpevoli i genitori e come se tornassimo al medioevo o piombassimo nei paesi dove esiste l’orrore della pena di morte e dell’ impiccagione
    Risponda lei per favore a questi commenti da voltastomaco.

    Rispondi
    • Valeria Randone
      20 Novembre 2023 10:51

      Buongiorno,
      purtroppo non ho il tempo di moderare i commenti e di rispondere a tutti.
      Finché non si sconfina, ognuno può scrivere quello che più lo rappresenta, assumendosi la responsabilità di quello che scrive

      Rispondi

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