Credo che la vita, almeno la mia, sia divisa in due. È come se avesse al suo interno uno spartiacque, visibile o invisibile.
La prima parte è quella in cui facciamo, vogliamo, accaparriamo, costruiamo, creiamo ponti, relazioni, affetti o supplenze affettive.
Siamo affamati, assetati, bramosi di dimostrare quanto valiamo e quello che siamo e sappiamo fare.
Costruiamo una casa, a volte due, investiamo tutte le energie, anche quelle che non abbiamo, in un’attività lavorativa. Ci verticalizziamo.
Facciamo una famiglia, mettiamo al mondo un figlio, anche due, a volte niente; però facciamo.
Poi c’è la seconda parte della vita, la più bella, caratterizzata da altri ingredienti, gli opposti della prima.
È la fase della vita in cui lasciamo andare, dismettiamo il superfluo, svuotiamo l’armadio e il cuore, accarezziamo il vuoto, facciamo ordine, ci dimettiamo, solleviamo i ponti che avevamo costruito, diventiamo selettivi, potiamo le relazioni inutili, custodiamo quelle importanti.
Abitiamo il vuoto, parliamo con le assenze che nel tempo abbiamo traforato in presenze. Ci ascoltiamo, ci rispettiamo, ci vogliamo bene, ci piacciamo.
È la stagione della vita in cui lasciamo andare i figli per la loro strada, li sradichiamo dalla nostra gonna anche a costo di strappi, e anche se ci mancano da morire facciamo in modo che volino.
La seconda parte della vita è magica e inizia quando iniziamo ad ascoltare veramente il nostro cuore: per alcuni avviene prima, per altri avviene molto dopo, per altri ancora mai.
Riflessioni a cuore aperto in una giornata siciliana di sole e di pioggia
Chi ha piacere di ricevere i miei scritti e video in e-mail, può iscriversi in maniera gratuita alla mia newsletter settimanale e al mio canale YouTube.
Chi ha una questione di cuore da raccontarmi e gradirebbe una risposta può scrivere qui.