Finalmente al mare dopo giornate infinite di fatica lavorativa, il mio unico desiderio era quello di rintanarmi nel silenzio e di farmi rapire dal libro che avevo portato con me.
Non è stato assolutamente possibile.
Di fonte a me, c’era un’allegra famiglia così composta: due giovani genitori, due smartphone, e due bellissime gemelline di meno di un anno.
Da lì a breve, le bambine infastidite dal sole e dal sale, hanno iniziato a lamentarsi.
Prima qualche mugugno, seguito da un silenzio speranzoso – come se volessero dire: “prima o poi si accorgeranno di noi” – poi ancora, un lamento ancora più prolungato e leggermente più acuto, ma Facebook e whatsapp non liberavano i loro genitori dai movimento compulsivi dei loro pollici.
Le bambine, all’unisono, aumentavano l’intensità e la frequenza dei loro richiami vani, fino a quando sono scoppiate in un pianto inconsolabile e drammaticamente inconsolato.
Dopo avere rischiato un soffocamento, un rimprovero da parte dei bagnini, ed avere perforato i timpani ed i cuori dei bagnanti – me inclusa – i giovani e distratti genitori le hanno soccorse.
Proprio oggi, domenica della festa della mamma, riflettevo sul quanto sia impegnativo fare i genitori ai tempi dei social.
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