La felicità dopo un abuso o un legame malsano è frutto di un cammino irto di difficoltà e paure. Il dopo è caratterizzato dalla più cupa disperazione e dalla dipendenza affettiva.
Il partner abusato o maltrattato soffre senza tregua, e non trae giovamento alcuno dall’allontanamento dalla sua spina nel fianco: il partner abusante.
Gli manca, senza di lui (o lei) non respira. Non esiste, non resiste.
La causa dei suoi mali diventa inaspettatamente il pusher delle sue emozioni, e viceversa.
Un amore amaro dispensa angosce a lento rilascio, esattamente come un veleno: offusca la vista e corrode il cuore.
Due anime complici non si incontrano per caso, in realtà, si riconoscono e si scelgono tra mille. Si tratta di un incontro tra fragilità del cuore che orienterà le loro scelte.
Chi viene maltratto o abusato smarrisce la capacità di essere un individuo autonomo, dipende del tutto dall’approvazione e dallo sguardo altrui e dall’accettazione della persona amata.
La stessa persona che ha cercato di prosciugare tutte le sue energie e risorse psichiche, e di annientarlo.
Dopo un maltrattamento per presunto amore, il dopo non ricorda nemmeno vagamente il prima.
La ricostruzione postuma parte dall’accettazione della sofferenza e del danno subito, sino ad arrivare con garbo e gradualità alla ricostruzione psichica.
Nessuno si salva da solo, e la guarigione passa attraverso un percorso di cura: di presa in carico del paziente con le sue angosce e paure.
Lentamente riaffiorano le emozioni, i sapori e gli odori. Riappare il cielo sopra la testa, il piacere di un un tuffo al mare, un brivido inaspettato.
E alla fine, il dolore diventa dono.
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