Il mio IPhone, come del resto immagino faccia anche il vostro, mi aggiorna sul tempo che trascorro con lui. A ogni report scopro che siamo sempre più intimi. Scoperta davvero allarmante.
A volte penso ai tempi in cui non avevo le e-mail nel cellulare, e mi chiedo come facevo a vivere. Poi vado ancora indietro nel tempo e penso a quando non avevo il cellulare. A quando ricevevo le telefonate al telefono fisso di casa, e a quante ne smarrivo. Forse, felicemente.
Penso a quando ero digitalmente obsoleta e forse più serena.
Oggi una mia dolcissima paziente di sessant’anni mi ha detto che lei per scelta, almeno tre volte a settimana, non accende il cellulare.
Questa anarchia a giorni alterni la fa sentire libera. I suoi figli lo sanno, non si preoccupano, e se hanno bisogno di lei la chiamano a casa la sera, preferibilmente dopo cena. Poi mi ha anche detto che quello che non ha installato cellulare, come i social per esempio, è fritto di una decisone: ha scelto di non averli.
Mi racconta che si sente assediata dalle notifiche, invasa, oltraggiata. Stressata. Che odia sentirsi obbligata a leggere e anche a rispondere. Che non ama giustificarsi se non risponde o non sente il cellulare. Che ama passeggiare tra i corridoi del suo supermercato preferito senza la sua protesi emozionale che la ammanetta al fuori. Ama leggere le etichette dei cibi, soffermarsi su un’offerta o un nuovo yogurt e si sente felice.
Oggi si direbbe di lei che è una boomer. Una sorta di analfabeta tecnologica. Digitalmente obsoleta, ma a me sembra una donna libera.
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