Affidare il desiderio al destino è un esercizio di fantasia.
Aspettare il momento giusto. Cogliere l’attimo fuggente, il carpe diem dei sensi. Strappare l’amore al quotidiano, insieme a tante altre e vane macumbe o riti propiziatori pro-amore e salva sesso non funziona!
Da lì a breve, in un terreno tanto paludoso quanto pericoloso, appariranno gli alibi sessuali, il “tesoro no, questa sera no, ho mal di testa!’; seguiranno: l’inevitabile stanchezza, lo stress cronico, i figli, il lavoro, i genitori anziani, il telecomando, la noia. L’amante. L’altrove. L’abisso. Il buio.
Può capitare che quando si abbassa il sipario sulla giornata appena trascorsa e sopraggiunge la sera, l’incontro con i divani di casa diventi un momento di grande empatia che fa abbandonare ogni progetto amoroso. Qui giace la coppia, nella sua sessualità impoverita e impolverata.
A tutto c’è un antidoto, anche alla prematura scomparsa del desiderio.
Per vivere lenzuola intrise di passione e di attesa, ci vuole impegno e coraggio. Le emozioni non dovrebbero mai divampare per poi evaporare all’improvviso ma essere vissute a fuoco lento; l’attesa e la cura non dovrebbero mai mancare in ogni legame; diventano un caldo abbraccio e un potente afrodisiaco.
Perché amare accade, l’amore si fa. E non si fa solo nel e con il corpo. Si fa sempre. In posizione verticale. Con le parole. Con i gesti. Nell’attesa e nel ricordo. Con la cura.
L’erotismo, quando la coppia sopravvive all’usura della noia e del quotidiano, si veste di magia.
Diventa un luogo indistinto, tra cuore e sensi, in cui l’emozione si fonde con la tentazione.
Non perdete il mio prossimo scritto per il canale Salute – La Stampa, La Repubblica – parlerò proprio di questo, ma in modo molto ma molto approfondito.