Depredata e nuda. Depredata e vestita. Depredata e sola. Depredata e falsamente in compagnia.
Mi sento così ad agosto: invasa.
Invasa da tutto quel tempo che da immobile diventa convulso. Dalle aspettative di un tempo condiviso. Dagli spostamenti e tuffi al mare. Dal cicaleccio del collettivo che mi ronza nelle orecchie e mi inquina il cuore.
Talmente invasa che a sprazzi ho la sensazione di perdere me stessa. Ma poi mi fermo, cammino, scrivo, penso, leggo, accarezzo i miei animali, mi rintano nel silenzio e mi ritrovo.
Agosto è una domenica infinita.
Una vacanza-punizione piena zeppa di disordine e disservizi. Di caldo afoso. Di case in disordine. Di aspettative disilluse. Di onde anomale e calma piatta. Di tutto e di niente.
In questo tempo sospeso vacanziero rallenti, respiri, ti fermi. Ma in questa sosta, immagini pienezza del vivere e del sentire, albe e tramonti con i loro colori mozzafiato. Non ti accontenti del tempo lento e niente più, vuoi consegnare la tua esistenza alla monarchia dei sensi.
Ma spesso questo non avviene e così dopo agosto aspetti settembre, il lunedì, le rassicuranti abitudini per riallinearti con te stessa, i tuoi bisogni, la tua solitidine creativa per poi desiderare la prossima vacanza.
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2 Commenti. Nuovo commento
Bellissime considerazioni, che rendono ciò che sento su agosto e vacanze e, in generale, sulla vita. Complimenti
Grazie!