Un dolore rivisitato e corretto. O scorretto. Un tempo, tanto remoto quanto affascinante ed elegante, la perdita di una persona cara veniva vissuta in famiglia. In casa, propria o del defunto. Le lacrime subalternavano alle cose da fare; e i parenti andavano a trovare i familiari per esprimere tutto il loro cordoglio. C’era, e c’è ancora, chi dispensa dalle visite, perché non ama condividere un momento così intimo con nessuno.
Chi piange a dirotto e chi sta in silenzio facendo piangere gli organi interni. Chi utilizza per elaborare la perdita le lacrime in corsivo: la scrittura. Ogni lutto viene attraversato come si può, ma sempre in maniera dignitosa e compita.
Ma non avremmo mai immaginato di vedere un lutto sotto i riflettori. Ieri sera una delle concorrenti del Grade Fratello Vip, Dayane Mello, durante la puntata viene a sapere della perdita del fratello, e da lì in poi si apre uno scenario a dir poco aberrante.
Pillole di saggezza, abbracci di plastica, processioni (o meglio sfilate) in abito nero in segno di lutto, applausi e gli ascolti schizzano alle stelle.
Anche io dolore viene utilizzato e spettacolarizzato per aumentare gli ascolti e per inchiodare i telespettatori alla solita pornografia dei sentimenti.
Un programma così tanto seguito dovrebbe farsi carico di veicolare messaggi importanti, per evitare di confondere la sacralità del lutto con lo scintillio delle telecamere.
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