La famiglia è un luogo del cuore. Quel posto dove anche una giornata di niente diventa piena di tutto. Quel luogo solido e saldo che non diventa strappo e che ti cammina al fianco sempre. Anche nell’assenza. Anche dentro. Anche in silenzio. Anche dopo. Anche quando sono tutti morti.
È il luogo dei valori interiorizzati. Della lealtà e del sostegno reciproco. Del muro difensivo e del riparo. Delle partenze per esplorare il mondo e della protezione dal mondo, e della porta sempre aperta per i ritorni. È il luogo della coperta quando c’è freddo. Delle merende e dei compiti. È quel luogo dove il dolore dell’uno diventa il dolore di tutti e la gioia dell’uno è quella di tutti.
Dove non ci sono invidie, rivalità o ripicche. Dove chi dà di più è solitamente chi ha più bisogno e chi prende di più è il più arido di cuore.
Famiglia è anche il luogo dei litigi e delle riparazioni. Dei buoni esempi e delle buone azioni. Dei cattivi esempi da cui prendere le distanze e delle doti affettive: adeguate o distruttive.
Purtroppo non sempre il sentiero verso la costruzione e il mantenimento di una famiglia è lastricato di buone azioni, anche se permangono le buone intenzioni. Nonostante i buoni propositi iniziali, nel cammino verso la longevità di una famiglia qualche inciampo accade.
C’è chi si smarrisce per strada. Chi non sopravvive ai figli, alla dimensione adulta, al sacrificio e persino al cambio di un pannolino. Insomma, alle responsabilità.
Chi si lancia tra le braccia consolatorie di un amante al primo dentino dell’erede e chi si stordisce di acido lattico da sport estremo stremo per paura della stabilità e della normalità.
Chi non sa dire no e triangola il genitore più severo. Chi fa giochi di ruolo perché è sprovvisto del proprio. Chi si inerpica in giochi di potere, come se fosse in trincea, e predilige la competizione alla cooperazione.
Chi si appoggia, fagocita, manipola, sfrutta. Chi non rispetta ed esige rispetto. Chi prosciuga le energie vitali di qualcun altro. Chi accoltella o tradisce. Così, senza motivo. Chi rimane immobile e punisce con il silenzio o con l’assenza-presenza.
Il capitolo tradimento ha, però, più di cinquanta sfumature di nero e anche di grigio, tutte molto cangianti.
Chi tradisce perché si innamora di un altro partner e chi si innamora di un altro partner perché è già stato tradito a sua volta.
Chi tradisce consegnando il partner all’incuria, all’invisibilità, all’ingnavia. Ci sono poi gli infingardi del cuore: i peggiori abitanti delle famiglie in cammino. Seguono gli ingrati. I noncuranti. I narcisi. I narcisisti. Gli anaffettivi. Gli immaturi, i traditori seriali o gli eterni bamboccioni, i figli cronici.
E poi ci sono i figli. Coloro per i quali si fa tutto. Si spostano le montagne, si muove il mondo e se non c’è lo si costruisce.
Si consegnano le viscere alla bile e a loro centrifugati di cuore sopportando l’indicibile.
Coloro che una famiglia la fanno e anche la demoliscono.
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