Quando ero piccola, mia nonna mi diceva di tenere la bocca chiusa perché avrei potuto mangiare una mosca. Obbedivo imbarazzata e zittita dalle sue sagge parole.
In realtà, era un modo affettuoso e tremendamente visivo di dirmi di stare composta, soprattutto in pubblico e di non dire parole a vanvera quando non ero certa di quello che avrei voluto dire.
Adesso guardo sbigottita, con la bocca aperta, la mia, le bocche altrui. Ogni social dispensa foto di ragazze, soprattutto, con le lingue di fuori. Non si sa per quale misterioso motivo ragazzi e ragazze decidano di fare in continuazione le boccacce alla vita. Lingue di fuori, ammiccanti e seduttive, e sguardi consequenziali. Lingue protese in maniera provocatoria e aleatoria.
Bocche decisamente spalancate, ma senza motivo apparente. La linguaccia, in passato, rappresentava la mimica del disgusto o della nausea. Oggi no, questa comunicazione non verbale si adatta ai tempi e un po’ ci confonde.
La smorfia o la linguaccia è diventata una moda, una forma di comunicazione a metà strada tra la provocazione e la seduzione, messa in scena per mettersi in mostra sui social e per implementare i mi piace e i follower.
Forse aveva proprio ragione mia nonna quando diceva: “chiudi la bocca che entrano le mosche”.
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