Ero in farmacia in religiosa attesa del mio turno. Un signore ben vestito e apparentemente distinto prende il numero e si mette in coda, esattamente dietro di me. Lo guardo con la coda dell’occhio mentre tanto per cambiare scrivo, e mi accorgo che le altre persone in fila dietro di me e avanti a me non avevano occhi che per lui. A questo punto, incuriosita, distolgo lo sguardo dal mio cellulare e cerco di capire per quale abbondante dose di fascino quest’uomo stesse calamitando le attenzioni di tutti.
Il distinto signore aveva la mascherina adagiata comodamente sotto al suo naso: scenografia perfettamente inutile ai fini della prevenzione del contagio.
Nessuno parlava e il silenzio imbarazzato e parlante si era impossessato dell’intera farmacia, tranne dell’ignaro signore.
A un certo punto mi sono sentita profondamente irritata e anche profanata da così tanta noncuranza. Mi sono voltata, l’ho guardato con uno sguardo, immagino tagliente, e gli ho detto: “Al posto suo ci sarà un cinghiale! Noi ci estingueremo, e ce lo meritiamo pure, e loro occuperanno il pianeta!”
A un certo punto il silenzio della farmacia è diventato una risata sonora e grata e ho ricevuto i complimenti (che mi hanno imbarazzata) della farmacista; donna elegante e sobria.
Il signore ha capito solo dopo un po’, si è irrigidito e mi ha insultata a dovere.
Mia figlia, e non solo la mia, è chiusa in casa ammanettata a un computer. Mia zia è ricoverata, e non solo la mia, e non posso andarla a trovare. Gli adolescenti stanno vivendo la loro adolescenza senza adolescenza. Noi tutti lavoriamo male, con mille acrobazie e burocrazie. E c’è chi non lavora più e non vive più. I ristoratori sono in panne. I vaccini scarseggiano e le primule abbondano.
Mi chiedo come si possa ancora indossare la mascherina come scalda collo.
Ho pagato e sono andata via, più pensierosa e preoccupata che mai.
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