“Chiedo per un amico” è una frase-passe-partout, simpaticissima e molto adoperata.
Frase parafulmini spesso utilizzata da tanti, tra la necessità del cuore e la mistificazione, per evitare di chiedere delle informazioni spinose o peccaminose che riguardano la propria vita amorosa e sessuale. Delegare all’amico immaginario aiuta a deresponsabilizzarsi.
Chiedere per altri o per il famigerato e immaginario amico aiuta a poter chiedere di tutto e di più, senza filtri e senza veli.
Certo l’amico sarà muto, timido, introverso, compromesso, senza rete internet, ma va sempre aiutato. Povero amico!
Ma perché abbiamo bisogno del paravento dell’amico? perché è così difficile chiedere? dipanare i dubbi sulla propria sessualità? sulle proprie relazioni imperfette? sulla propria vita amorosa? Eppure la vita amorosa, emotiva e sessuale di tutti noi non è così dissimile da quella degli “amici”, cammina tra criticità e potenzialità, esattamente come quella di tutti.
Ma quando si parla di sessualità e di vita intima un velo di omertà e vergogna ammanta la comunicazione e la possibile richiesta d’aiuto.
A domanda formulata, la cui maternità dovrebbe essere dell’amico, a chi la riceve rimane il dubbio se la domanda impertinente appartenga all’amico o al Caronte, il portatore della missiva.
Con le parole si può dire e chiedere tutto, e mentre lo si fa si può abbracciare, rassicurare, curare e soprattutto comunicare. Con eleganza, competenza e garbo.
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