Quando finisce un amore, ammesso che sia mai cominciato, ci sarà sempre un prima e un dopo. Uno spartiacque del cuore con qualche falla postuma da dover tenere sempre a bada finché non cicatrizzi del tutto.
Il prima è un prima fatto di ricordi, felicità mista a malessere.
E il dopo è un dopo fatto di incertezze, paure, bisogni e speranze.
Chi ha un’anima ferita, ha tanti arretrati da recuperare, ma ha altrettante paure da dover tenere a bada, amplificate dalle esigenze e dalle intransigenze del cuore.
Chi verrà dopo – dopo un amore, dopo un marito, dopo una moglie, dopo un lutto, dopo un trauma, insomma dopo! – dovrà fare a pugni con il passato, entrare in punta di piedi nel terreno dei ricordi e delle emozioni altrui; quando, finalmente, farà parte di quel dopo, dovrà averne cura e fare di tutto per continuare a farne parte.
La terra del dopo è una terra arida, sfruttata al massimo, bisognosa di acqua e di sole, di concime e di ombrelli dove riparare quello che nascerà. Se nascerà.
Il dopo è abitato dai fantasmi, dai ricordi e dai rimpianti.
I grandi amori che finiscono lasciano il segno: cambiano, trasformano.
Regalano, non proprio senza prendere nulla in cambio, delle parti psichiche nuove, che, ci piacciano o meno, faranno parte di noi per il resto della vita.
C’è chi regala la diffidenza. Chi l’intransigenza. Chi la gelosia. Chi l’audacia e il coraggio.
Così il dopo non sarà mai più uguale al prima.
Un amore che finisce non va mai rinnegato, qualunque ferita abbia inflitto, perché le emozioni per averlo vissuto valgono senza dubbio il dolore per averlo poi smarrito.

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