C’era una volta un virus orribile. Si chiamava Covid 19. Aveva la pessima abitudine di non arretrare davanti a niente e a nessuno. Attraversava continenti e ambienti.
Passava di mano in mano, di naso in naso, di gocciolina in gocciolina.
Questo virus è stato il vero protagonista del 2020; lo ha scelto come palcoscenico e lo ha reso un anno indimenticabile e orribile. Ha disseminato vittime, ammalati e morti. Ha strappato via posti di lavoro e certezze. Ha chiuso in casa i bambini e li ha separati dai loro nonni consegnandoli alla solitudine più cocente.
Sempre lui e soltanto lui ci ha rinchiusi in casa, ci ha fatto fare il pane e anche i biscotti. Ci ha illuso di essere migliori millantando promesse di unione, pace e amore.
Ha poi preso una pausa in agosto, illudendoci. Ma è tornato nefasto e oscuro più forte di prima in autunno.
C’erano una volta i no vax, i no mask, i complottisti, i dpcm, le zone rosse, gialle, arancioni, i coprifuoco e le auto-certificazioni mutanti. C’erano poi gli immunologi, gemelli diversi, le trasmissioni tv, i talk-show, le angosce e i voli cancellati.
Sempre nel 2020, allo scoccare della fine dell’ultimo mese, come un faro nella notte, dopo fatiche immense e notti di lavoro indefesso è stato trovato l’antidoto, ma in troppi sembravano non volerlo. I social (sin troppo affollati), gli pseudo-scienziati, gli pseudo-giornalisti, e tutti un po’, dicevano la loro e la confusione regnava sovrana.
Nella terra del c’era una volta c’era tanta amarezza e ben poche certezze.
Ieri è diventato domani, siamo giunti nel 2021 scrollandoci di dosso i tanti ieri, e la luce in fondo al tunnel si è fatta speranza.
Eccoci tutti in direzione futuro.
Seguimi su Facebook (clicca qui) e su Instagram (clicca qui) e guarda le mie foto.