C’erano una volta,
anche nelle migliori favole post moderne, una madre, un padre e dopo un figlio o più di uno. Non sempre e non per forza.
Adesso abbiamo le leggi, le provette, i gameti, gli uteri in affitto e forse i diritti del nascituro.
La Francia adesso ha detto sì. Possono accedere alla procreazione medicalmente assistita i single e le coppie lesbiche.
Nascono i nuovi bambini figli dei donatori e delle coppie dello stesso sesso. Ma non finisce qui. Anche il
pudore dell’anonimato per proteggere la psiche del bambino che nascerà viene spazzato via con un colpo di spugna.
La legge, per facilitare il caos ingravescente, abolisce l’anonimato per il donatore di sperma; così il piccolo quando diventerà adulto (magari in piena tempesta ormonale e adolescenziale) potrà mettersi a caccia del padre biologico.
Caccia drammaticamente ansiogena e decisamente letale.
Il bambino diventato adulto potrà dare un volto al donatore, comprendere se gli somiglia o meno e carpirne i misteri che lo hanno spinto a donare (donarsi): se per caso era stato mosso da un’attacco di altruismo procreativo o da una ricompensa di tipo economico.
In maniera romantica e artificiale la legge renderà automatico un incontro tra il figlio della provetta e il padre biologico. Senza intermediari, senza clinici, senza il consenso di chi ha dovuto ricorrere al donatore di gameti.
I sentieri impervi della procreazione a tutti i costi non finiscono qui.
C’è anche chi si arrangia tra amici: un amico con dei buoni geni, buona volontà e buon cuore dona il suo liquido seminale a una donna single, a una coppia di donne omosessuale o a una coppia infertile. Così niente tracciabilità e niente leggi.
Prima o poi arriverà comunque il momento della verità: il bambino figlio della provetta diventato grande avrà bisogno di sapere come e da chi è stato messo al mondo e si metterà a caccia del donatore.
Stiamo lentamente e tristemente aprendo la strada all’abolizione della maternità e della paternità a favore del genitore uno e del genitore due. C’è anche chi desidera addirittura usare i gameti di una persona dopo la sua morte, o chi vuole donare i propri a una coppia di uomini che si rivolgeranno poi all’utero in affitto e chi propone la pma per i transgender.
Insomma, un figlio per tutti, a ogni costo.
Ma di adozioni semplificate nessuno se ne occupa. La cultura della genitorialità che andrebbe proposta e tutelata è ben altra cosa dal favorire la “fabbricazione” di un figlio a tutti i costi.
Anche l’amore, o l’egoismo estremo, avrebbe bisogno di regole. Di norme, di coscienza e di etica.
Un figlio non è un trofeo narcisistico ma un atto di estremo amore e responsabilità.
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