Lettera aperta ai miei pazienti.
Caro paziente,
sono lusingata di potermi occupare di te, del tuo cuore ferito, delle tue trappole dell’inconscio, di quello che duole e di quello che non si vede ma duole ugualmente. Sono contenta di essere stata scelta come compagna di cammino e di cura.
Sei arrivato spaventato e titubante, adesso ti osservo da lontano, e anche da vicino, e intravedo quelle parti di te che sapevo esserci ma che tu non conoscevi. Sei diventato forte, stabile, adulto. Adesso non ti accontenti più.
Se sei donna, non cerchi più un uomo che ti curi o ti completi, sei competa in compagnia di te stessa. Non cerchi più il Principe Azzurro, non ti piace più il manipolatore mutante, il prevaricatore, lo sfuggente. No, adesso vuoi di più.
Non rinunci più all’essere guardata con desiderio, alla passione e all’erotismo. Non ti accontenti più e non ami più le cose tiepide.
Sei diventata coraggiosa e forte.
Se sei uomo, non hai più paura di sentirti fragile, di emozionarti, di amare senza pudore. Di desiderare un amore longevo e non sentirti bigotto. Di dire che hai paura dei legami, degli abbandoni, dei tradimenti, di essere paragonato sessualmente e di sentirti qualche volta a disagio. Hai imparato a perdonarti, a tollerarti e non sabotarti, e a valorizzarti. Hai fatto pace con le origini, con quel padre assente e svalutante e con quella madre iper presente e ansiogena o viceversa. Adesso sei un uomo libero.
Se sei coppia, adesso sai bene cosa non fare più. Hai imparato a litigare senza ferirti e lacerarti. Hai compreso che l’ascolto, di cuore e non solo di orecchie, è la più grande manifestazione d’amore. Che la gentilezza porta gentilezza e l’astio intrappola in una spirale inarrestabile di tensione e di polvere seppellita sotto quel famigerato tappeto. Hai imparato a fare l’amore e a dialogare, e hai compreso che tra l’uno e l’altro c’è un legame incredibilmente profondo.
Cari pazienti, vi dico grazie! Grazie perché abitate il mio studio e il mio cuore, e la mia, nostra, scrittura.
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