Ho immaginato di prestare la mia penna a Martina, nome di fantasia, che dice addio a un amore mai nato mentre spiega perché non è mai nato.
Caro amore che non sei stato,
mi manchi tanto, forse perché non sei mai nato.
Non hai avuto il coraggio di diventare noi, di sfidare le intemperie e di nuotare controcorrente.
Ti sei arreso alle prime difficoltà, senza avere la forza di superare le tue paure e i tuoi buchi dell’infanzia.
Hai avuto paura del baratro e del vuoto, e anche delle vette, lo hai confuso con lo spazio che c’era tra noi, quel luogo meraviglioso e arricchente che ognuno di noi avrebbe potuto concimare con piante fiorite.
Sei diventato ostile invece di essere attendista.
Sei stato tempesta, uragano, distruzione e manipolazione.
Ero più che convinta che stessi cercando un tuo modo per capire, capirmi, elaborare, attraversare, invece avevano già smesso di parlare prima di iniziare davvero.
Eppure, caro amore mai nato, ero convinta che ci saremmo riusciti: tu, io e le nostre paure.
Invece, hai sentito freddo prima che fosse inverno e caldo prima che fosse estate.
Eri abituato alle temperature miti, quelle in transito, alle stagioni che cambiano.
L’intensità e la stabilità ti hanno spaventato e sei scappato via da me e in fondo da te.
E invece hanno vinto loro, hanno frantumato quello che timidamente stava nascendo e lo hanno dato in pasto ai mostri del passato.
Forse diventerai l’amore di qualcun’altra e io di qualcun altro, però, sappi che mi manca molto quello che saremmo potuti diventare.
Ho nostalgia del futuro e di quel noi che intravedevo e che mi faceva già brillare gli occhi e battere il cuore.
Ti auguro di trovare chi ti farà sorridere il cuore.
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