Lo so che penserai: ancora lettere? Così non si può andare avanti!
Ma scrivo a te per parlare a me, e mentre parlo con me mi rassereno.
Anno due: universitá e Milano, finalmente e stabilmente.
Adesso mi prenderò cura di te a distanza, con i semi che ho piantato in te, e con te in me.
Verrò a trovarti, lo sai, il mio lavoro ci fa incontrare in un territorio nuovo e inesplorato: sarò tua ospite, in casa tua. Ma stai tranquilla, come tutti gli ospiti intelligenti, dopo due giorni andrò via.
Non farò più la spesa per te, non discuteremo sui tuoi vestiti e orari, ma sono certa che sarai felice e che saprai bene cosa fare e cosa scegliere di non fare.
Non dimenticare mai quello che ti ho sempre detto: “sei unica, autonoma, intelligente, segui il tuo cuore e il tuo istinto, funzionano benissimo”.
Se ti piace una gonna o delle scarpe con i tacchi mettili e sentiti la più bella del reame.
Se vuoi indossare una tuta e le scarpe da ginnastica fallo, sei sempre tu; meravigliosamente tu.
Nessuno può dirti cosa fare o cosa indossare e niente, né un Burqa né una minigonna ti consegnerà alla perfezione, perché tu sei unica anche in pigiama e la perfezione è una trappola che tutto omologa e tutto distrugge.
Segui sempre il tuo desiderio, il tuo unico progetto di vita, il tuo cuore. Taglia man mano quello che ti rallenta, appesantisce il cuore o imprigiona, e tieni con te soltanto quello che ti rende una persona migliore, più luminosa.
Sii sincera con te stessa e cammina a testa alta, sempre. Fai quello che ti piace fare ma non dimenticare mai le tue origini: da dove vieni, gli insegnamenti della tua famiglia, gli esempi che hai respirato a pieni polmoni da quando sei nata.
Sei la continuazione della mia vita, ma la tua vita non mi appartiene; se vorrai condividerla con me ci sono e ci sarò sempre, quando vorrai seguire altre strade sono certa che saranno le migliori per te perché scelte da te.
Non devi essere come me né diversa o migliore o peggiore di me.
Sii sempre te stessa, in barba a chi ti vuole schiacciare e rendere uguale a mille altre ragazze come te.
Ricordati che la diversità è ricchezza, è unicità, è scintillìo.
E che nella vita ti rimane in mente e nel cuore chi ti suscita un’emozione, una riflessione, una curiosità e anche un attacco di rabbia piuttosto di chi passa inosservato perché tanto da un’altra parte della strada, in palestra, in facoltà, ci saranno altre venti persone tristemente uguali e omologate ai più. Vestite uguali, con le stesse borse, gli stessi pensieri, valori o non valori, lo stesso sguardo grigio e tiepido sul mondo.
Ricordati che sei unica e meravigliosa, dimostralo a te stessa e credici sempre, io lo faccio già da quando sei nata, tesoro mio.
Non seguire gli altri, fai solo quello che ti rende felice. Raccogli stelle e mettile in un barattolo. Disegna rotte invisibili verso terre inesplorate. Inventane di nuove. Non fare mai diventare un sogno altrui il tuo, perché non funzionerebbe.
Sii gentile e riceverai garbo e gentilezza. Sii generosa e riceverai dolcezze e cura. Sii umile e occupati più delle tue incertezze che di mostrare quello che non sei: l’autenticità paga.
Sei il mio sole e il mio mare. Sei il raggio più luminoso e caldo. Sei il mio porto e la mia meta. La mia piccola che spicca il volo.
Sii felice, sempre. Sarà difficile ma essere felici è un obbligo morale, è un lavoro, una promessa che si fa a sé stessi e a chi si vuol bene.
Si sempre meravigliosamente te, e sono certa che con costanza, determinazione e il tuo dolcissimo sorriso giungerai dove desidera arrivare il tuo cuore.
Buon primo giorno di università amore mio.
Mamma
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3 Commenti. Nuovo commento
Questa, invece, la scrissi sempre a mia figlia lo scorso anno. Primo giorno del primo anno di università. Ancora in piena pandemia.
https://www.valeriarandone.it/riflessioni/amare-significa-lasciare-andare/
Carissima Valeria,
sono d’accordo con te che Amare vuol dire lasciare andare, ma quanto fa male! Le mie due figlie sono uscite da casa, contemporaneamente, tre anni fa per frequentare l’università a Milano e io ancora soffro per la loro lontananza anche se vado a trovarle spesso e loro per le feste tornano a casa, ma non è la stessa cosa che averle accanto.
Inoltre il mio matrimonio che dura da ventotto anni è in crisi, anche, ma non solo, per questo motivo perché le figlie ci facevano sentire “famiglia” e ora non riusciamo a ritrovarci come coppia. È dura andare avanti, ma le donne trovano sempre la forza per farcela, non so da dove viene questa forza, ma esiste.
Grazie Valeria per la condivisione delle tue emozioni che sono anche quelle delle tante mamme che hanno i figli che studiano lontano da casa.
Con stima e affetto, una tua lettrice appassionata.
Cara Simona,
grazie per le bellissime parole.
Leggendola pensavo che ventotto anni di matrimonio non sono pochi, avranno in memoria tanti momenti felici e faticosi, ma sono certa che non siete stati soltanto genitori perché altrimenti sarebbe già finita.
La sindone del nido vuoto scompagina coppie già estinte ma rispolvera quelle che hanno ancora il seme del legame.
Un augurio affettuoso per le sue figlie e il suo matrimonio, e mi tenga aggiornata.