Quando Federica (nome di fantasia) ha scoperto la chat erotica del marito con una sconosciuta, dopo aver appurato che la loro relazione si era svolta, consumata e anche conclusa, all’interno di una chat, ha concluso la sua seduta con la seguente frase: “Cara dottoressa, non ci sono più i tradimenti di una volta!”.
Frase che mi è rimasta dentro e addosso a lungo e che mi ha obbligata a riflettere.
Da ieri a oggi
Un tempo, per le donne, avventurarsi fuori dal talamo nuziale era altamente rischioso: potevano restare incinte, subire un’umiliazione pubblica o addirittura rischiare la vita. La doppia cultura imperava – e forse impera ancora -, mieteva vittime ed è vecchia quanto l’adulterio stesso.
Nel frattempo, in molte culture, gli uomini avevano la tacita libertà di tradire senza conseguenza alcuna, ben supportati da teorie varie ed eventuali decisamente poco scientifiche sulla virilità che giustificavano la predisposizione a tradire – e anche a fecondare – liberamente. Come se fosse una sorta di dote genetica da assecondare.
Oggi la vita online ha equiparato la possibilità di tradire: basta avere un cellulare, qualche foto più o meno ritoccata, un nome falso o vero, per gli audaci, e il gioco è fatto. La maggior parte dei tradimenti – antichi o moderni, anche senza corpo – avviene per soddisfare quei bisogni personali negati e tacitati, quei buchi nel cuore che vengono ignorati all’interno del rapporto di coppia longevo.
Quando i pazienti mi raccontano dei loro tradimenti mi dicono che tradiscono perché si sono innamorati di un altro partner, per esorcizzare la paura della vecchiaia e della morte, per noia, per vendetta, per il puro gusto della trasgressione, perché travolti o stravolti da un’attrazione erotica o cognitiva irresistibile, e per finire, per dimostrare a loro stessi di essere ancora in grado di sedurre. Insomma, per sentirsi ancora vivi.
Al tradimento esistono più antidoti, ma di questo ve ne parlo in seguito.
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