Le vostre storie, le mie parole.
Cara Dottoressa,
io sono l’Altra. Sono colei che non esiste. Che non ha accesso al giorno, al sabato, alla domenica. Sono il sogno in tasca. L’energia, la vita, la sua vita. Così dice.
Sono il desiderio e la passione, ma non sono la scelta. Sono colei che abita i giorni feriali ma non transita mai al fine settimana.
Con me il 23 dicembre diventa vigilia di Natale e il 30 Capodanno. Io sono il quotidiano e l’ordinario, e nell’ordinario sono lo straordinario. Sono colei, così come dicono in tanti, che ha la parte migliore di lui. Non ho i suoi bronci, il suo alito al mattino, i suoi piedi freddi durante la notte, il suo russare che disturba il mio sonno. Non ho il suo bucato e nemmeno ho da preparare la sua cena, forse il suo pranzo, ma qualche volta. Non ho la sua quarantena e nemmeno le sue influenze. Non ho il suo viso contratto da una smorfia di rabbia o i suoi sbadigli pieni di noia quando rimane per ore abbracciato al suo telecomando sul suo divano preferito. Non ho le sue bugie quando chatta con un’altra, perché io sono la bugia e sono l’altra.
In realtà, io sono la Cenerentola della sua vita affettiva, e anche della mia.
Io sono colei che viene tradita quando lui, il mio lui che mio non è, fa o deve fare l’amore con la moglie, e io, scema, mi sento quasi lusingata. Tradisce lei con me, quindi, la compagna di vita sono io, non lei. Mi intorta storie e storielle, ritornelli e mantra, e io me le faccio raccontare, credendoci.
La mia casa, così come il mio cuore, è vuota. Non c’è più il cielo in una stanza, le pareti non sono alberi, e la solitudine non riesce più a farmi compagnia.
Io, l’altra, abito dentro una chat, ben celata da un pin e mistificata con un nome altro, credo del suo commercialista di fiducia.
I nostri attimi sono sempre più rubati, sempre più attimi, ricordano sempre di meno un atipico concetto di futuro.
Io sono l’amante senza futuro ammanettata a un eterno presente, finché dura. Sono un legame provvisorio a tempo indeterminato.
Sono colei che non diventerà mai madre, non dei suoi, nostri, figli.
Io sono l’amante quella che rende migliore il suo matrimonio, che gli rende sopportabile e digeribile la moglie. Io sono il suo parco giochi, il talismano in tasca, il suo portafortuna. Io sono l’Altra.
Ma sono sola, solissima, senza futuro e senza progetto.
Chi sta meglio tra la moglie e me? chi ha il suo cuore? chi non ha un contratto o chi ha la fede al dito?
Cara dottoressa, non anelo al suo bucato, al suo broncio del mattino, alle sue utenze o conto corrente, alle cose concrete della sua e mia vita, a me va bene avere la parte migliore di lui. Non voglio nemmeno diventare una seconda moglie, che poi per sopportarmi avrà bisogno di una terza donna. No. Io voglio lui. Per intero. Perché così, io sono a pezzi. E i miei tanti pezzi non ricordano nemmeno lontanamente una Persona per intero. Sono stanca di essere coraggiosa e fragile. Vorrei guarire da questo strazio senza il quale non riesco più a respirare, e al quale in fondo voglio bene.
Questa notte, forse perché a ridosso di un ennesimo giorno festivo, per di più rosso che più rosso non si può, ho ricevuto tante email di amanti in panne. Le ho trasformate in una lettera che racchiude i punti salienti del loro dolore.
2 Commenti. Nuovo commento
La soluzione sta nel coraggio e nella consapevolezza dell’essere Unici.
La soluzione sta nella scelta liberatoria di essere sempre veri e sinceri.
Niente Pin o password, nessun segreto con il proprio partner, solo la fierezza della scelta è la soluzione.
Divenire, diventare, migliorare, arricchire se stessi sempre sia fuori che dentro.
Accettiamo che le strade delle persone possano divergere, se lo faranno sarà anche nostra responsabilità, ma finché sono parallele viviamole in modo univoco e completo senza segreti, cercando sempre il mistero in noi stessi.
Diciamo che lei ha ragione su tutto, nulla passa per caso, però c’è sempre un però, il rispetto non dato da lui porta a lei essere scomoda, quando è lui lo scomodo in tutto ciò