Nasce una bambina e scalda il cuore di chi la riceve in dono.
La piccola cresce ma non cammina.
Ha la forza di un vulcano, ma le radici di una vecchia quercia.
Parla ma è ingessata in un corpo armatura.
I medici le diagnosticano una malattia rara, di quelle che non hanno né un nome né una cura.
La piccola Bea é un piccolo eroe, una guerriera.
Trasforma la sua corazza in armatura.
Il suo forzato immobilismo in ali per volare alto con il cuore.
Ride, scherza sulla sua conduzione, va a scuola ed ama i cantanti metal.
La zia le regala una pagina Facebook, come si fa per i personaggi illustri.
Mille e mille commenti, condivisioni, like ed un affetto dirompente che non interrompe però, la sua ascesa al cielo.
La piccola Bea qualche giorno addietro – più esattamente per il giorno di chi si ama anche dopo la morte, San Valentino – smette di vivere.
Lascia questo corpo-prigione e raggiunge la sua mamma che era venuta a mancare per colpa di un tumore.
La zia che aveva perso la sorella ed un ulteriore parte di lei, Bea, dichiara al mondo intero che il mondo di Bea, è stato per lei il più bel mondo dove si potesse abitare.
Bea, abitava un corpo-prigione, ma aveva un’anima libera che ha vissuto e che ha poi, raggiunto la sua mamma.
Ci sono molte persone con dei corpi sani, vivi e vitali, e un’anima malata.
Spesso vivere non significa esistere, così non siamo vivi se non ci accorgiamo di esserlo.
Un saluto alla piccola guerriera.
Una mamma.
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