Non oso immaginare cosa potrebbe succedere. Sessantamila anime, strappate allo loro quotidianità di gioie e dolori, frustrazioni e paure, trasferite in strada per controllare le nostre bolle prossemiche e le nostre mascherine.
Esattamente come si fa, sbagliando, con i nostri figli adolescenti, verremo guardati a vista. Controllati, minacciati, redarguiti.
Non da un genitore amorevole e protettivo, non da un militare formato per fare ciò, non da un ausiliario del traffico, ma da una persona come noi. Con le nostre fragilità ed esigenze. Frustrazioni e dolori.
Diventeremo tanti adolescenti resi ancora più adolescenti e irresponsabili, nient’affatto autonomi, in grado di guardare al di la delle nostre spalle e della nostra mascherina. Diventeremo anarchici, ribelli e infastiditi, più inclini a sgattaiolare che a farci controllare.
Il clima emotivo sarà dei peggiori e la possibilità di litigare dietro l’angolo. Immagino scenari drammatici o grotteschi, dove la depressione si alterna alla rabbia, alla circospezione e agli sguardi in cagnésco. (Sei sorrisi siamo ormai sprovvisti).
Invece di instillare nei nostri cuori la cooperazione ci instillano la competizione; esattamente come quando frequentavamo la scuola, verremo suddivisi in buoni e cattivi, in chi fa la spia e riferisce al professore quello che andrebbe tenuto nascosto per il bene della classe e chi si butterà dalla finestra pur di evadere.
Sconfortati e provati, distanti e distanziati, diffidenti e spaventati, passiamo dalla claustrofobia fase uno alla complessa fase due.
Saremo separati da un muro invisibile che si chiama virus e da uno visibile che si chiama diffidenza. Ci saranno i buoni e i cattivi. Chi controlla e chi evade. Chi gioca a fare l’untore e chi lo sceriffo. Gli impavidi esploratori e i redenti.
Sempre più distanti, non solo di corpo ma anche di cuore.
Invece di aiutarci a farci sentire tutti sulla stessa barca, tutti responsabili dell’altrui e nostra vita, per mettere in funzionare quella bussola innata, potente e preponete che serve per salvarci la vita, ci rendono ostaggi dei controllori.
Forse, valutare la possibilità di arruolare qualche psicologo al governo non sarebbe poi così male.
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