Per fare una coppia ci vuole il noi.
Per fare il noi ci vuole l’Io, anzi ce ne vogliono due.
Per fare l’Io ci vuole l’infanzia, due genitori, e tantissimo amore.
Per fare famiglia ci vuole il noi.
Quando nasce un amore, il cammino verso il noi non è immune da rischi e tentazioni; tentazione di scappare via e rischi di frana nel rimanere.
L’incontro tra due Io, strutturati e fragili al tempo stesso, è un gioco alla lotteria, una partita a carte con il destino.
Una guerriglia tra il disagio conosciuto e la felicità sconosciuta.
La strada verso il noi è lastricata di impegno e fatiche, di ansie e paure, di emozioni e sentimento; di erotismo e intimità, di momenti e ricordi.
La costruzione del noi è un’onda anomala, una marea che spinge verso il noi e si ritrae verso l’Io.
Nell’epoca di Io rattoppati e ricuciti, di fame d’amore e di solitudini mascherate, il noi spaventa e sembra più una minaccia che una conquista.
Ma una vita senza amore è come una notte senza giorno, così, al buio rassicurante della solitudine può sostituirsi lentamente la luce e il calore da fiducia e da mondo dell’altro.
Fidarsi, equivale al consegnarsi all’altro come un dono, sfidandolo di essere all’altezza del dono ricevuto.
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