Quella sciarpa ormai infeltrita che negli anni è diventata una reliquia. Quel bracciale saldato e mai più tolto. Quelle iniziali incise a fuoco e mistificate dentro un monile. Quel cd con la colonna sonora dei momenti più intensi della nostra vita con lui o con lei. Quel volo che ci consegnava al mare d’inverno o alle Alpi d’estate e al riposo.
Quell’intimo immaginato e poi indossato per notti audaci e d’amore.
Le sorprese in amore non mancano mai e mai dovrebbero mancare.
Dal concreto al simbolico, dal morigerato al costoso, l’oggetto diventa traccia indelebile di un momento unico, impossessandosi dell’eternità. Della memoria e del cuore.
Acquistare un regalo per chi amiamo, immaginare il suo sguardo stupìto e sorridente, la sua gioia (anche gli adulti si emozionano ancora), e sapere che quell’oggetto starà per sempre accanto a lui, al suo collo, al suo fianco, addosso o altrove, è l’esperienza che accomuna chi ama davvero.
E chi lo dimostra, soprattutto.
Il gesto del donare, però, viene insidiato da tanti antagonisti.
La parsimonia, presunta. La morigeratezza. Segue la cupidigia a braccetto di sua sorella maggiore: l’avarizia.
L’Amore è generosità, donare e donarsi, l’avarizia è il suo perfetto controaltare. L’equazione è semplice e immodificabile. Senza se e senza ma.
Disseminate sul nostro cammino troviamo ben due tipi di avarizia drammaticamente correlate e inaccettabili: quella del portafogli e quella del cuore. Il parsimonioso rapporto con il denaro non correla sempre con il rosso del conto corrente, ma con il rosso del cuore.
Con il dare con il contagocce, e non sempre.
Il partner presumibilmente amato, quando non riceve niente in dono, viene trafitto dalla noncuranza, mortificato, umiliato, del tutto ignorato. Insomma, si percepisce senza un valore intrinseco e viene invaso da un vissuto nefasto di inadeguatezza.
Viene sopraffatto dal pensiero certo di non essere abbastanza per meritare un regalo.
Ma nonostante ciò, il lucchetto al portafogli e al cuore rimane lì, immobile, ben saldato.
In realtà, chi non dona oggetti concreti e simbolici ma millanta parsimonia e l’inutilità dei doni, non è in grado di donare parti di sé stesso. A nessuno.
Diffidate di chi è abitato dal peccato capitale più offensivo che si sia. Chi è avaro lo è in ogni luogo, anche quello del cuore.
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Le ultime due righe sono la verità.