Ci avevano detto che eri pericoloso.
Che saresti stato divieto. Che saresti stato diverso. Che saremmo dovuti essere prudenti.
Ci avevano detto che eri il tempo dell’essenziale. Della mancanza del superfluo. Che eri il tempo delle persone migliori. Dei rapporti di qualità. Della qualità contro quantità. Del sentire più che del fare.
Della prudenza e non dell’impellenza.
Ci avevano detto che eri un agosto anomalo, un regalo di quest’anno assurdo e minaccioso. Caldo e freddo.
E noi ci avevamo creduto. Avevamo creduto nei nostri buoni propositi, nelle nostre buone intenzioni e buon cuore.
E invece? I divieti sono fatti per essere trasgrediti. I bonus per essere trafugati.
Le regole per essere infrante. Le paure per essere ignorate, negate, rimosse.
Le vacanze sembravano l’impossibile. Ma a quanto pare è importante avere l’impossibile per poi non averne cura.
Ci avevano detto che non eravamo infallibili, e le bare in fila indiana senza un rito funebre sono state la prova per i tanti San Tommaso, ma a noi adolescenti di tutte le età piace sentirci onnipotenti.
Chissà cosa ci fa emozionare davvero? Il rischio? La paura? La negazione della paura? L’impertinente goliardia di agosto?
Cosa cerchiamo in questo agosto dove tutti stanno con tutti dimenticando ieri e non pensando al domani?
Cos’è agosto per ognuno di noi?
Siamo diventati ammesici, viandanti e vaganti senza memoria e senza rispetto.
Forse dovevano dirci che saresti dovuto essere divieto. Responsabilità. Paura che diventa coraggio e futuro.
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