Finalmente si è concluso. Non sono mai stata così tanto felice di poter dire addio a qualcosa o a qualcuno: in questo caso a un anno maledetto.
È mia abitudine non buttare via mai niente: il cibo della sera precedente si trasforma in altro, un lavoro sbagliato diventa coraggio e libertà di volare altrove, un amore mal conclusosi diventa grimaldello emotivo per aprire varchi inesplorati.
È mia abitudine cogliere il buono che anche nel male c’è.
Un amore tossico insegna quello che non vogliamo più, estrapola dalla nostra psiche parti che non pensavamo nemmeno di avere. Ci rende coraggiosi e battaglieri.
Una malattia ci insegna che noi non siamo la nostra malattia, ma abbiamo una malattia. Diventiamo più forti, più grandi, più noi stessi.
Un lutto ci inocula sotto pelle una dose estrema di voglia di vivere, ci fa capire che chi rimane deve essere vivo, e che vivere non significa essere vivi.
Il dolore ci insegna la vita. La perdita ci fa comprendere il valore dell’amore e del legame smarrito.
La malattia ci da la misura dell’importanza della salute.
Insomma, impariamo da tutto e da tutti, e trasformiamo il male in bene, l’assenza in presenza, le trappole in trampolini, i muri in orizzonti.
Ma tu, caro 2020, non mi mancherai!
Sei stato ostile, crudele, avverso. Hai avuto inizio con tutti i buoni e finti propositi di un nuovo anno per manifestarti in tutto il tuo splendore in febbraio. Ci hai fatto tremare e impaurire, ci hai reso increduli e attoniti, hai minato le nostre certezze e i nostri sogni, i nostri legami e i nostri conti corrente.
Abbiamo scavalcato mese dopo mese barcamenandoci male e con affanno tra un Dpcm brandito come se fosse un abbraccio e un altro, tra una falsa speranza e una triste certezza. Abbiamo ascoltato, giorno per giorno, il bollettino dei morti e dei feriti confondendo le vite con i numeri.
I nostri progetti, di lavoro e del cuore, sono stati prima congelati poi scongelati, poi messi in pausa, poi dimenticati. Ci hai illuso in luglio per tornare sui tuoi passi in settembre. Ci hai fatto provare il brivido inedito e illecito che si prova quando si ama un narcisista: ci hai illuso, manipolato, maltrattato, abbandonato e sei tornato sui tuoi passi lasciandoci esanime.
Adesso stai esalando il tuo ultimo respiro, e tra qualche giorno non farai più parte delle nostre vite. Conserveremo il tuo straziante ricordo. I canti disperati che risuonavano dai balconi dei carcerati riecheggeranno nelle nostre orecchie. Le bare in fila indiana, senza parenti e senza fiori, rimarranno nei nostri occhi e nel nostro cuore. Il terrorismo psicologico ci farà ancora compagnia, ma saremo bravi a indossare un impermeabile psichico per fare incetta di emozioni e di futuro. Di cose buone e di buone persone.
Caro anno che non ci sei più, ti dico addio. In trepidante attesa del tuo successore, che come chi viene dopo, sarà investito di aspettative e di speranze. In ogni caso, dopo di te, per noi andrà bene tutto. Non ci vorrà molto ad essere migliore di te.
Addio 2020, a mai più rivederci.
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2 Commenti. Nuovo commento
Lo trovo scritto benissimo tanto da catturare mente e cure. L’ultimo capoverso, in verità, un po’ meno. Quasi senza forza. Scritto solo per concludere.
Detto questo, non condivido l’esorcizzazione delle cose negative della vita, anche se trovo che questo modo di scriverne aiuta molto chi non ha la forza necessaria per interiorizzare ciò che gli accade. Onorato del contatto!!!
Gentile Dr.ssa, la seguo da tempo con interesse e stima.
Nonostante per me e per la mia famiglia il 2020 sia stato un anno che ci ha messo seriamente alla prova, ed è purtroppo stato contrassegnato anche da perdite, non riesco a provare questo sentimento così negativo verso “un anno”.
Così come, non essendoci un muro tra il 20 e il 21, non sono nemmeno così sicura che “ tutto andrà bene” da ora in poi.
Nella vita di anni difficili, molto difficili ce ne sono sempre e sempre ce saranno. Ma ci saranno anche periodi di bellezza, all’interno dello stesso anno o in uno diverso, non credo sia rilevante. Sarà perché la vita mi ha colpita fin da piccola ma mi ha anche regalato tante cose belle .
Seppure il 2020 sia stata una delle prove più difficili ( il precedente era stato il 2015, anche molto peggiore), a me ha insegnato tanto e insieme alle perdite ha portato anche riscoperte e maggiore consapevolezza per tante cose. Non lo voglio quindi “annullare” anche perché la vita è così. Ricordo del 2020 i momenti belli, le riscoperte, i piccoli piaceri che magari non torneranno più una volta ripristinata la “normalità”, la solidarietà, la felicità per una pizza consegnata mentre eravamo in quarantena, la gioia per una persona guarita e tornata a casa, le lacrime per una persona perduta. Tutto questo me lo ha regalato il 2020 e io non lo perderò perché non lo voglio perdere.
Ricorderò sempre con un senso di malinconia il 31 dicembre 2019, quando, ignari di tutto, avevamo dato il benvenuto al nuovo anno. Come bambini che aspettano babbo natale.
Questo anno ci ha feriti ma darò sempre il benvenuto ad ogni nuovo anno, con la consapevolezza (dovuta all’età ) che porterà cose belle e cose brutte.