Quando il presente disturba e il futuro spaventa, il passato diventa un’ossessione.
Quando non guariamo o non vogliamo guarire, quando abbiamo paura di vivere e stiamo male, veniamo colti da terrificanti torcicollo emotivi.
Una sorta di spasmo ripetuto e involontario che ti fa sostare a metà strada tra presente e passato.
È così intenso da far venire la nausea, come quando si soffre di cervicale.
Quando non hai fatto pace con il passato, quando torna a trovarti sotto forma di sintomi o di sogni, quando hai difficoltà a lasciarlo andare, ecco, in questi casi sopravvivi, non vivi.
Pensi e ripensi, ripassi con la memoria le emozioni che un tempo ti scaldavano il cuore e la sofferenza che la fine di un amore ti lascia in dote, fai un bilancio tra rimpianti e rimorsi.
Talvolta smetti di camminare, altre di respirare. Rimani lì, sospeso tra il non è più e il non è ancora, luogo affollato e disperante dove non è possibile abitare a lungo, pena la vita.
Così, a volte, scegli di non scegliere e la codardia del cuore si sostituisce al desiderio di vita.
Seguono i chiodi che scacciano i chiodi, gli amori traghetto, quelli meteora, le amicizie amorose, gli amici di letto, gli inciampi e le risalite, per capire soltanto dopo che nessuno è veramente pronto per un nuovo amore finché non riesce a fare a meno dei luoghi della memoria.
Quegli scenari della relazione già conclusa dove hanno abitato emozioni e sensi, parole e corpo, addii e riparazioni.
Guazzabuglio emotivo che talvolta condiziona, ancora altre volte per il freddo ripara.
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