Da cosa dipende la sindrome del nido vuoto?
La coppia che diventa famiglia non è immune da rischi e da complicanze relazionali.
Un bambino non salva un matrimonio, non andrebbe messo al mondo per cementare un legame instabile, o per fare compagnia al primogenito.
I figli rappresentano un elemento di grande destabilizzazione sin da quando la fantasia di concepimento inizia a insidiarsi nella psiche della donna mettendo a repentaglio i legami stabili – o quelli senza futuro – e spazzando via qualunque impedimento possa rallentare il suo cammino verso la maternità.
La coppia, in funzione della genitorialità, attraversa fasi topiche, burrasche e nuovi assestamenti.
I bambini, da quando nascono a quando vanno via di casa, arricchiscono emotivamente il quotidiano dei genitori ma al contempo, giorno dopo giorno, li obbligano a fare i conti con il loro trascorso esperenziale ed emozionale da figli.
Un coniuge che diventa genitore dovrà elaborare il suo essere stato figlio, amato o meno amato, viziato o obbediente, inquieto o sottomesso.
Affinché non ripeta immodificato quanto vissuto o subito.
La sindrome del nido vuoto
Una delle tante crisi che attraversa la coppia è la “sindrome del nido vuoto”.
È una crisi intensa come un acquazzone estivo che si abbatte sui coniugi quando i figli crescono, vanno a vivere o a studiare fuori casa, oppure si sposano.
I partner, che per tantissimo tempo si sono percepiti quasi esclusivamente come coniugi, dedicandosi all’educazione, all’amorevole cura e alla crescita dei figli, si ritrovano improvvisamente da soli con loro stessi e con la loro coppia.
Si ritrovano a dover fare i conti con quello che non va.
Ogni sera dopo cena, non ci sarà nessun bambino da mettere a letto, nessuna poesia da far ripetere, o nessun compito di italiano da correggere, la coppia si ritroverà da sola con sé stessa senza distrazione (o strategici alibi) alcuna. Così, all’improvviso, senza che i coniugi siano pronti per affrontare un test davvero così difficoltoso, del tutto inconsapevoli di quello che hanno ignorato, dovranno affrontare e superare un vero compito in classe: la casa vuota.
Non ci saranno più bambini urlanti per casa o adolescenti da aspettare svegli, ma solitudine, ascolto di sé stessi e del partner. Un inevitabile bilancio.
Appaiono i bilanci
Il bilancio è quella sorta di tagliando benessere amatoriale frutto di introspezione, di onestà mentale ed emozionale che porta con sé dosi massicce di sofferenza.
La coppia travolta e stravolta dalla sindrome del nido vuoto va incontro a dolorosi bilanci esistenziali, amplificati da progetti emozionali rarefatti e da una visione miope per il futuro.
Quando i figli vanno via di casa, una coppia che ha seppellito la polvere del malcontento sotto il tappeto del quotidiano, si ritroverà una coppia dall’estraneo sapore.
Quante volte abbiamo sentito dire frasi come queste:
- Si separano proprio adesso che hanno i figli grandi, dopo avere trascorso una vita insieme?
- Dopo una vita sotto lo stesso tempo?
- Senza che ci sia un amante, una difficoltà concreta?
- Proprio adesso che sono soli e che potrebbero tornare a fare i fidanzati?
Qualche riflessione sul significato della genitorialità
L’identità genitoriale, con connotazioni differenti da nord a sud, da epoca storica a epoca storica, ha assunto significati totalmente differenti risentendo in particolar modo della latitudine geografica.
Diventare genitori non è un percorso immune da rischi e da sofferenze, ma é un cammino complesso, dalle infinite sfaccettature e occupa sempre e comunque un grande spazio mentale nell’immaginario di tutti gli esseri umani.
Nell’immaginario comune, infatti, la non genitorialità rappresenta la non normalità
La non paternità e la non maternità, denunciano, con modalità latenti e silenti, l’assenza di femminilità nella donna e l’assenza di potenza maschile fecondante nell’uomo. Il ticchettio dell’orologio biologico si interseca a desideri inconsci maschili e femminili, dando vita a coppie non sempre risolte sul piano psichico.
Unioni fondate su elementi che fanno trasparire un bisogno urgente di diventare adulti, nonché, genitori; il tutto amplificato dal desiderio di andare via dalla casa genitoriale.
Come cambia la coppia
Il quotidiano di oggi, poi, con caratteristiche di urgenza e fretta, lascia poco spazio e tempo ai partners alla comunicazione emozionale che, nella maggior parte dei casi si trasforma in comunicazione di servizio.
La coppia, infatti, si ritrova a parlare di cose concrete e di cose da fare come la spesa, le bollette, il mutuo, la scuola da poter scegliere.
Così, giorno dopo giorno, si ritroveranno cari e affettuosi abitanti della stessa casa ma emozionalmente distanti e sconosciuti.
Molti coniugi proseguono nel loro cammino da sposati grazie agli amanti, scindendo l’affetto rassicurante del matrimonio dall’erotismo e dalla passionalità.
Sono partner tristemente sposati, innamorati altrove, ma buoni genitori.
Sono anche partner che si ritroveranno due cari inquilini, più o meno estranei e collerici, quando incontreranno nel loro cammino la sindrome del nido vuoto.
Dal nido familiare al volo dei figli: separazioni con i capelli bianchi
Una coppia è formata da molto di più della semplice somma delle sue parti: da due passati esperenziali ed emozionali, da due presenti abitati dal quotidiano, vita lavorativa, vita sessuale e immaginario, difficoltà e paure, da due aspettative, spesso differenti, di prospettiva di vita futura.
I figli, dopo i primi difficoltosi anni caratterizzati dal faticoso e destabilizzante accudimento – tappe di crescita da raggiungere, dentizione, svezzamento, inserimento scolastico e la terribile adolescenza -, rappresentano una sorta di pseudo-collante per la coppia.
I partner durante il loro cammino diventano genitori e smettono di essere coniugi.
I figli diventano molto più importanti del loro benessere individuale e di coppia.
Vengono adoperati come alibi per non scegliere, per non amare davvero, per non separarsi quando serve. I genitori, solitamente, non mettono a repentaglio la salute e la stabilità della famiglia, mantenendo uno sguardo sempre vigile, con lo scopo di tutelare la prole, anche da loro stessi.
Quando i figli spiccano il volo dal nido domestico, nella maggior parte dei casi, la coppia entra ufficialmente in crisi.
Si ritrova a vivere un difficile momento storico di bilanci personali e coniugali, così, se la coppia non ha strutturato nel tempo fondamenta solide e stabili si troverà a vacillare alle intemperie ed alle seduzioni della vita.
A seguito delle modificazioni sociologiche, delle famiglie a doppia carriera, dell’avvento del divorzio e del viagra, siamo giunti nell’era dei divorzi tardivi.
Molte separazioni di oggi hanno i capelli brizzolati e sembrano essere decisamente tardive rispetto a quelle del passato.
Il divorzio del passato aveva un senso soltanto se avveniva qualcosa di grave all’interno del matrimonio, non si fantasticava quasi mai per inseguire e perseguire il benessere individuale degli individui.
La coppia, quando i figli vanno via di casa, inizia a pensare a sé stessa; i bisogni emotivi del singolo prendono il sopravvento rispetto alla dimensione residua di famiglia.
Cosa fare per rimanere coppia anche con i figli universitari?
In attesa della nevicata invernale e della stagione di carestia, la coppia deve fare un’abbondante riserva di emozioni e di cure, sin dall’inizio del loro cammino insieme.
Diventa indispensabile fermarsi ogni tanto per comprendere se un coniuge è ancora accanto ad un altro, oppure si è smarrito durante il percorso.
Quindi, amore e sessualità, empatia e dialogo, senza mai smarrire la dimensione del progetto.
La progettualità di coppia: la capacità di “coniugare i verbi al futuro”.