Mi ami? Ma quanto mi ami?

Ci si abbraccia per ritrovarsi interi
Alda Merini

L’amore rende vulnerabili. Fragili, insicuri. Cattura e spaventa, incanta e fa scappare. Amare davvero, significa abbandonare le difese, fare entrare l’altro in territori mai esplorati prima, consegnargli le chiavi di casa con la speranza che ne faccia buon uso. I dubbi in amore sono tanti, dipendono da ansie e paure pregresse dei rispettivi partner e dalla qualità del legame d’amore.
Le paure in amore sono amore-correlate e fragilità-psichica correlate, quindi, dipendono dalla profondità del sentimento e dalle caratteristiche psichiche del partner amato.Tra le domande ridondanti abbiamo: mi ami? ma quanto mi ami? ami solo me? Seguono le più fantasiose rassicurazioni sulla paura del tradimento. Il bisogno di rassicurazioni accompagna solitamente i partner ansiosi, gli insicuri, coloro che hanno paura di vivere un sentimento così intenso e destabilizzante come l’Amore.
Il modo di amare – sano, malsano, simbiotico, ambivalente o sfuggente – dipende dalle terre dell’infanzia. Da come siamo stati amati a nostra volta, o non amati a sufficienza.
Dipende da quell’imprinting sensoriale che diventa dote affettiva, una bussola che orienta nel mare tempestoso delle relazioni d’amore.
Non tutti amano allo stesso modo. Esiste però un modo sano e uno malsano, uno che regala sorrisi e fa entrare aria e sole, uno tempestoso che succhia energie psichiche e regala malumori e mal di pancia.

In amore ci sono tante tipologie di coppie: le simbiotiche-fusionali sono caratterizzate dal bisogno imperante di azzerare le distanze dal partner amato, le coppie conflittuali e colleriche sono formate da coniugi litigiosi e machiavellici, sino ad arrivare, per fortuna, a quelle sane, adulte ed equilibrate.
Cambiano le dinamiche, cambia la sessualità.

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Coppie fusionali-simbiotiche: dinamiche di coppia e sessualità

Siamo stati cresciuti con l’idea, malsana, che il vero amore debba essere un amore totalizzante, un amore senza spazi tra il partner amato e noi, un amore fusionale, dove la fusione diventa il modus vivendi della coppia.
Quindi, zero distanze, zero diversità, e zero spazi individuali, altrimenti che amore è? Niente di più sbagliato e di più rischioso per la salute del singolo e della coppia.
Trattasi di coppie caratterizzate da una scarsa propensione all’autonomia, dove la dipendenza fisica e psicologica fa da sovrana.
Sono partner che vivono insiemesin da quando erano ragazzini, che sono cresciuti insieme, dove per “insieme” si intende dentro un territorio indifferenziato di parti psichiche dell’uno e dell’altro. Dove il fare tutto insieme diventa la norma e la regola. Anche il fare l’amore diventa rassicurazione e simbiosi.
Un incremento o un decremento – quindi un qualunque cambiamento per qualità e quantità della vita sessuale – dall’intimità viene vissuta dalla coppia simbiotica come una minaccia. Tutto deve rimanere immobile.
Tutto quello che fanno, o non fanno, mira al mantenimento di uno stato funzionale.
L’indipendenza, in queste coppie, è la grande assente.
Trattasi di partner non colerici: non litigano, non hanno divergenze di vedute, fanno tuto insieme; il loro pensiero sembra correre sulla stessa lunghezza d’onda.

Queste relazioni sono abitate da dinamiche di controllo e di possesso del partner amato, da efferata gelosia di uno o di entrambi i partner – non scordiamo che la gelosia è contagiosa –  soprattutto quando uno dei due, solitamente il più sano e il più risolto sul piano psichico, cerca di recuperare la propria autonomia psichica.
La rivendicazione dell’autonomia procura nel partner un’angoscia profonda; angoscia che lo obbliga, più o meno inconsciamente, a colpevolizzare il coniuge facendolo sentire in colpa, inadeguato, sbagliato. Un’altra strategia malsana che il coniuge simbiotico mette in atto è quella di ricercare attivamente la presenza del partner, tramite la ricerca di attenzioni continue o mediante un controllo più o meno ossessivo, confuso per amore e per presenza, attraverso continue telefonate, domande e richieste di condivisione, simboliche e concrete.
La relazione simbiotica trasforma il rapporto in una galera, e come le galere nasce il bisogno di evadere.

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Gabbie e rischi

Quando per gli avvenimenti della vita, uno dei due si sveglia da questo torpore – per cause lavorative, per un lutto o una malattia, per la nascita di un figlio o un trasferimento, o per l’incontro con un potenziale amate – la coppia si scompagina dalle fondamenta. Questo tipo di coppia, a crisi in corso, non ha le risorse per gestire la crisi, per trasformarla in risorsa; ogni movimento di un partner viene vissuto come un attacco acuto all’altro e al legame.
La separazione – più precisamente la “lacerazione” – diventa l’unica strada percorribile.
Ricapitolando: in una relazione simbiotica non c’è spazio per due persone, per due individualità, ma per una sola: la coppia fusionale.

Io ti salverò

Un  falso mito correlato all’Amore è il pensare che a relazione instaurata si possa cambiare il partner amato. Immaginare che l’amore, con il suo enorme potere trasformativo, possa cambiare, modificare o, peggio ancora, salvare il partner dalla sua pregressa condizione di non felicità.
Molti partner si erigono a crocerossine, assumendo nella vita di chi amano un ruolo da infermiera, da donna che accudisce e che consola; ruolo decisamente poco seduttivo, oltre che poco funzionale alla crescita del legame d’amore.
Sono coppie asimmetriche, caratterizzate da un partner dominate e uno dominato.
La sessualità, nel terreno del bisogno e non del piacere, prima o poi inizia a languire, non viene più concimata e nutrita a sufficienza.
Il partner si sente sempre di più prosciugato di energie psichiche e la coppia si imbatte nel terreno paludoso della fragilità e degli equilibri precari.
Il camice bianco simbolico dell’accudimento non viene più dismesso perché fortemente associato al concetto di cura in amore.
Il camice bianco, in realtà, andrebbe sostituito con il kimono, simbolo della seduzione. Per una coppia adulta ed eroticamente felice.

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